Emergono nuovi dettagli sull’attentato in Congo che, la mattina del 22 febbraio, è costato la vita all’ambasciatore italiano Luca Attanasio e al carabiniere Vittorio Iacovacci, in forze al XIII Reggimento Fvg di Gorizia, oltre al loro autista, Mustapha Milambo.
Il diplomatico e il militare, come ipotizzato, sono stati uccisi nel corso di un inteso conflitto a fuoco, nato tra il gruppo armato che li voleva sequestrare e i Ranger che sono intervenuti in loro soccorso.
I Carabinieri del Ros hanno raccolto le dichiarazioni dei testimoni, a cominciare da quella dell’altro italiano sopravvissuto alla strage, il vicedirettore del Programma alimentare del Congo, Rocco Leone. Sentito in ambasciata a Kinshasa, ha riferito agli inquirenti che Iacovacci è intervenuto per tentare di salvare il diplomatico, portandolo via dalla linea del fuoco; a quel punto gli assalitori gli avrebbero sparato.
Come confermato dall’autopsia, eseguita a Roma al rientro in Patria dei due cadaveri, a provocare la loro morte sono stati quattro colpi, due ciascuno. Iacovacci è stato raggiunto nella zona del fianco e, poi, alla base del collo, ferita questa che probabilmente la ha ucciso immediatamente. L’ambasciatore, invece, è stato colpito da due proiettili all’addome, arrivando in fin di vita all’ospedale Monusco della zona, dove è spirato poco dopo.
La Procura di Roma ha aperto un fascicolo, nel quale s’indaga per omicidio colposo, oltre al tentativo di sequestro con finalità di terrorismo. Gli inquirenti puntano a chiarire eventuali negligenze sul rispetto dei protocolli Onu e Pam nell’organizzazione della missione diplomatica nella zona del Parco di Virunga, nel Nord Kivu, considerata una delle più pericolose del Paese per la presenza di centinaia di bande armate. I pm voglio anche accertare la matrice del gruppo dei sequestratori e il motivo del tentato blitz.
Preziosa, per ricostruire la catena organizzativa della missione, potrebbe risultare l’analisi del tablet dell’ambasciatore, trovato sul fuoristrada su cui viaggiava e ora in mano agli inquirenti italiani che, nei giorni scorsi, hanno ascoltato anche la moglie di Attanasio, Zakia Seddiki. I pm hanno inviato una rogatoria internazionale in Congo con quale si chiede di trasmettere gli atti delle indagini svolte finora dalle autorità africane, ma non è escluso un nuovo viaggio dei Carabinieri del Ros per acquisire direttamente ulteriori elementi utili alle indagini.