Prima udienza per il processo con rito abbreviato a carico di Mattia Del Zotto, il 27enne di Nova Milanese che ha confessato di aver avvelenato la propria famiglia con il tallio. Un giallo che, alla fine della scorsa estate, aveva portato a indagare a lungo a Santa Marizza di Varmo dove la famiglia Del Zotto, originaria del Friuli, aveva soggiornato. Poi, dopo mesi nei quali gli inquirenti avevano esaminato, senza esito, ogni possibile fonte di contaminazione, a Varmo e in Brianza, a inizio dicembre era arrivata la svolta, con il cerchio che si era rapidamente stretto attorno al giovane.
Il 27enne è accusato di tre omicidi – del nonno paterno Giovanni Battista Del Zotto (94 anni) e della zia Patrizia (63 anni, entrambi morti a poche ore di distanza, il 2 ottobre) e della nonna paterna Maria Gioia Pittana, di 88 anni, che si era spenta il 13 ottobre – e di cinque tentati omicidi, a carico dei nonni paterni Alessio Palma, di 83 anni, e Maria Lina Pedon, 81 (le ultime due persone contagiante e a casa dei quali erano state trovate le tracce del veleno che poi hanno portato al nipote), della zia Laura, dello zio Enrico e della badante di famiglia.
Per Mattia Del Zotto, il giudice del tribunale di Monza Patrizia Gallucci ha disposto una perizia psichiatrica super partes, la terza dopo quelle richieste da accusa e difesa, che dovrà stabilire le sue condizioni di salute mentale.
Per la Procura, il 27enne era affetto da parafrenia, una condizione che lo avrebbe reso non del tutto capace d’intendere e di volere quando aveva ideato il folle piano di ‘purificare’ la sua famiglia, come aveva confessato ai Carabinieri.
L’imputato, ieri, era presente in aula. Ad assistere all’udienza c’erano anche la zia Laura, molto provata dalla lunga degenza in ospedale, Enrico e Andrea Ronchi, rispettivamente marito e figlio di Patrizia, che si sono costituiti parte civile. L’incarico per la perizia sarà conferito dal giudice alla prossima udienza, fissata per il 2 luglio.