Non intende collaborare con le forze dell’ordine, anche se ha confessato di aver avvelenato con il tallio la propria famiglia, uccidendo i nonni paterni, Giovanni Battista e Maria Gioia Pittana, e la zia Patrizia, e mandando in ospedale altre cinque persone, i nonni materni, la zia Laura, la badante Serafina Pogliani e il marito di Patrizia, Enrico.
Mattia Del Zotto, arrestato per aver cercato di compiere una strage con il potente veleno, resta chiuso nel suo silenzio. Gli inquirenti confidano che domani, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, il giovane possa svelare i dettagli del suo piano criminale, al quale aveva iniziato a pensare già dal mese di giugno.
Nel frattempo, indagando nella vita del 27enne, che da tempo era profondamente cambiato, chiudendosi in sé stesso, spuntano nuovi dettagli. La follia omicida potrebbe, infatti, essere stata suggestionata da alcuni casi analoghi, rimasti ancora irrisolti, proprio qui in Friuli. La scelta del tallio, insomma, potrebbe essere legata alle due morti, avvolte nel mistero, che tra la fine degli anni ’90 e l’inizio del 2000 sconvolsero la nostra regione. Casi dei quali aveva sentito parlare, ancora bambino, durante le vancanze con la famiglia nella casa di Santa Marizza di Varmo.
Altro dettaglio ancora tutto da chiarire è quello della sua conversione, per così dire da autodidatta, alla fede ebraica, che Mattia Del Zotto avrebbe interpretato a modo suo. Il giovane, sorvegliato a vista in carcere, è in una cella da solo, senza televisione, e avrebbe chiesto di poter avere dei libri sull’ebraismo. Vista la sua particolare condizione, è stata disposta una stretta sorveglianza e un costante monitoraggio attraverso un’équipe di medici, composta da psicologi e psichiatri.