Cosa fare del patrimonio demaniale? È l’interrogativo che il consigliere del Pd Enzo Marsilio ha rivolto alla Giunta per sapere cosa stia facendo in proposito la Commissione paritetica Stato-Regione. “Il demanio militare – evidenzia Marsilio – occupa lo 0,261% del territorio nazionale, con la Sardegna e il Friuli Venezia Giulia che sono le regioni italiane a più alta concentrazione di installazioni militari e con il Friuli occupato per l’1,3% del suo territorio (circa 100 km quadrati) e una servitù che riguarda circa il 50% dell’intera superficie.
“Si stima siano circa 400 i beni in Friuli, magazzini, vasti piazzali, piccole postazioni di montagna, condomini, dislocati su 100 chilometri quadrati e inutilizzati da anni, che sono stati gradualmente abbandonati dall’Esercito italiano, facendo mancare di colpo il centro gravitazionale a territori che vivevano, socialmente ed economicamente, grazie alla presenza militare e che attualmente sono asciati in uno stato di degrado. L’utilizzo del patrimonio immobiliare in questione potrebbe restituire alle comunità della regione importanti spazi e sedimi per poter rimodulare processi di integrazione delle politiche territoriali connesse alle esigenze di tipo residenziale o commerciale, di servizi e di riqualificazione urbana e dell’ambiente, allo sviluppo turistico, all’approvvigionamento energetico”.
“Gli insediamenti militari – secondo Marsilio – hanno rappresentato a loro modo i nodi di un reticolo che aveva un senso preciso nel contesto di allora. La riconversione di quelle proprietà va ripensata in una logica differente e attuale, per individuare un’idea complessiva ed evitare di procedere a spizzichi e bocconi e con l’intento di realizzare un progetto di sviluppo economico e territoriale. “Ho chiesto quindi alla Giunta cosa stia facendo in proposito la Commissione paritetica Stato-Regione, per sapere in particolare se sono stati prefigurati alcuni indirizzi di riconversione di carattere generale e se sono stati tracciati alcuni scenari e ipotesi concrete di utilizzo delle proprietà e, infine, se non si ritenga opportuno, per accelerare e governare i processi di dismissione delle proprietà, costituire un tavolo tecnico- politico, sulla scorta di quanto è stato fatto da altre Amministrazioni regionali”.
Nell’allegato leggi la nostra inchiesta sulle caserme dismesse in Friui: ‘Spreco, degrado e paradossi’