Stefania Mamprin, ex dirigente scolastico della Scuola secondaria di I grado Centro Storico, è stata iscritta sul registro degli indagati dalla Procura di Pordenone che indaga sul tentato suicidio di una dodicenne, avvenuto lo scorso mese di gennaio, nel capoluogo della Destra Tagliamento. Si tratta di un primo passo avanti nelle indagini e l’accusa per l’ex preside, che nel frattempo è stata trasferita in un altro istituto, è quella di concorso omissivo in atti persecutori. In pratica, l’iscrizione sul registro degli indagati è legata al ruolo della preside, che avrebbe il dovere giuridico di impedire atti persecutori come quelli attribuibili agli episodi di bullismo emersi dalle indagini.
Le indagini della Procura si sono fin da subito concentrate sull’ambiente scolastico, indicato dalla studentessa come il vero motivo del tragico gesto. Fondamentali, per avvalorare quanto riferito dalla dodicenne, le testimonianze raccolte sul fatto in concerto con la Procura per i minori di Trieste.
Nelle frasi della ragazzina e di un’insegnate è emersa una situazione senza limiti. Due soprattutto, i bulli che prendevano di mira non solo lei ma tutta la classe. Uno italiano e uno straniero. Talmente ingestibili – e impunibili perché minori di 14 anni – da tenere in pugno anche gli insegnanti. I loro nomi, infatti, appaiono in tutte le audizioni videoregistrate dei compagni della aspirante suicida. Sputi calci e parole da brividi, minacce e umiliazioni.
Questo il clima in cui sarebbe maturata la decisione della dodicenne.
La famiglia della ragazzina, subito dopo l’episodio, ha dichiarato che nulla sapeva del malessere della figlia. La madre ha parlato di generiche difficoltà con i compagni di classe, cosa assai comune per una ragazza di quell’età. La realtà, invece, era ben diversa. I genitori, che hanno seguito la figlia nel lungo percorso di riabilitazioni fisica ma soprattutto psicologica, attraverso il loro legale, Graziella Cantiello, si sono detti sollevati dalla decisione della Procura, ma determinati a far emergere la verità. Nessuna demonizzazione, quindi, per l’ex preside da parte dei famigliari dell’unica vera vittima di questa vicenda, ma la determinazione a far emergere le responsabilità vere di chi ha vessato e umiliato la figlia.
Il problema del bullismo nell’istituto, infatti, non è certo stato risolto all’indomani della tragedia fortunatamente sfiorata, come riferito alla stampa da alcuni insegnanti che lavorano nella scuola. I bulli sono rimasti impassibili e indifferenti dopo l’episodio e hanno continuato a frequentare regolarmente l’isituto. E a una manciata di ore dall’inizio del nuovo anno scolastico c’è pure il rischio che la ragazzina debba nuovamente avere a che fare con gli stessi che l’hanno umiliata e vessata sui banchi di scuola.