Le pressioni italiane sull’Egitto per ottenere sviluppi sulle indagini per l’omicidio di Giulio Regeni hanno portato a un passo avanti, ovvero la creazione di una commissione parlamentare trilaterale, che seguirà da vicino l’inchiesta. Del gruppo di lavoro fanno parte tutti i soggetti coinvolti, ovvero l’intelligence, la Procura, il ministero dell’Interno e degli Esteri e il parlamento.
Ma il deputato Tarek al Kholi, segretario della commissione Affari esteri della Camera dei rappresentanti egiziana, ha prontamente fatto sapere che l’unità di crisi non condividerà con gli inquirenti italiani parte del materiale richiesto, già da mesi, dai pm della Procura della Repubblica di Roma. In particolare, nella lista inviata al Cairo dal procuratore capo, Giuseppe Pignatone, figurano i tabulatati telefonici, l’estradizione di tre persone in relazione al caso e l’acquisizione delle immagini di alcune telecamere a circuito chiuso. Tutte informazioni che, stando ai parlamentari egiziani, non potranno essere consegnate, perché questo violerebbe la costituzione.
Nel frattempo, la commissione egiziana redigerà un rapporto sulle indagini e lo presenterà al presidente della Camera dei rappresentanti, Ali Abdel Al. Il documento, stando a quanto si è appreso, dovrebbe contenere anche delle proposte per riaprire il dialogo con l’Italia che, dieci giorni fa, aveva mandato un segnale forte al Cairo, bloccando la fornitura dei pezzi per i caccia F16.