Dopo la decisione della Procura di Roma, che indaga sulla morte di Giulio Regeni, di procedere all’iscrizione dei primi nomi sul registro degli indagati, è di nuovo gelo tra Italia ed Egitto. Lo conferma il presidente della Camera, Roberto Fico, che ieri sera ha annunciato sui social l’interruzione di qualsiasi relazione diplomatica con il Cairo.
“Con grande rammarico annuncio ufficialmente che la Camera dei deputati sospenderà ogni tipo di rapporto diplomatico con il Parlamento egiziano – ha scritto il presidente della Camera Fico -, fino a quando non ci sarà una svolta vera nelle indagini e l’avvio di un processo sul sequestro, la tortura e l’uccisione di Giulio Regeni”.
Tra gli indagati ci sarebbero poliziotti e uomini del servizio segreto civile egiziano, persone che hanno avuto un ruolo nel sequestro del ricercatore friulano e nell’attività di depistaggio messa in atto dopo il ritrovamento del suo cadavere, il 4 febbraio del 2016, nella periferia del Cairo.
Tre giorni prima della scomparsa di Giulio, il 22 gennaio 2016, gli agenti della sicurezza erano entrati a casa sua, mentre era fuori, per alcuni controlli. C’era, quindi, molto interesse sul suo lavoro e sui contatti che aveva avviato per la sua ricerca per l’università di Cambridge. Una delle figure chiave, stando alle indagini degli inquirenti italiani, è il maggiore Magdi Sharif, che teneva i rapporti con Mohamed Abdallah, il sindacalista dei venditori ambulanti con il quale Giulio si era messo in contatto e che lo aveva denunciato ai servizi, riferendo dei suoi spostamenti.
Nei confronti degli indagati, i pm contestano il reato di sequestro di persona. Dalle indagini sui tabulati telefonici è emerso che gli agenti segreti egiziani hanno monitorato i contatti, le frequentazioni e i movimenti del ricercatore di Fiumicello almeno fino al 25 gennaio 2016. Risultati che gli inquirenti romani avevano condiviso con i colleghi del Cairo che, però, non hanno voluto procedere. Per questo, dopo l’ultimo infruttuoso incontro e la sensazione che non si riuscisse a uscire da una fase di stallo, la Procura ha deciso di dare un’accelerazione al caso.
L’avvocato della famiglia Regeni, Alessandra Ballerini, ha incontrato il procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, e il sostituto Sergio Colaiocco, per un aggiornamento sugli ultimi sviluppi delle indagini, oltre al presidente Fico, da sempre attento alla vicenda dell’uccisione del ricercatore friulano.
I genitori di Giulio, Paola e Claudio, hanno espresso gratitudine per il lavoro degli investigatori e dei magistrati romani: “Confidiamo che l’iscrizione nel registro degli indagati possa segnare una definitiva accelerazione nell’accertamento processuale di quella verità che inseguiamo incessantemente da 34 mesi, insieme a migliaia di cittadini”.