Pene per sette anni di reclusione, otto persone rinviate a giudizio e due assoluzioni. Sono le decisioni del gip di Udine in merito all’inchiesta sui cellulari introdotti nel carcere di massima sicurezza di Tolmezzo per la quale erano indagate 18 persone. L’agente di polizia penitenziaria Gianpiero Plozner ha patteggiato 3 anni e 2 mesi di reclusione.
I detenuti del carcere di massima sicurezza di Tolmezzo avevano nascosto i cellulari un po’ dappertutto. Nelle docce, sotto il water, nella porta del frigorifero, sotto la tavola e tra le tovaglie. Con i telefonini contattavano da mesi utenze intestate a stranieri o a loro familiari, soprattutto mogli, madri, suocere, amiche e conviventi. E’ quanto emerge dalle ordinanze e dalle sentenze con le quali il gup di Udine Emanuele Lazzaro ha inflitto pene per 7 anni di reclusione tra patteggiamenti e riti abbreviati a 8 persone, tra le quali un agente di polizia penitenziaria, e rinviato a giudizio altre 8. Due le assoluzioni. Tutti gli indagati, tranne la guardia, erano detenuti a Tolmezzo.
L’inchiesta era culminata a ottobre dello scorso anno con una perquisizione nel penitenziario carnico, durante la quale erano stati trovati numerosi cellulari nella disponibilità dei detenuti. A finire indagate erano state 18 persone, una delle quali è l’assistente capo coordinatore della polizia penitenziaria Gianpiero Plozner, 55enne di Timau, che ha patteggiato 3 anni e due mesi di reclusione. L’uomo era accusato, come gli altri, di accesso indebito a dispositivi idonei alla comunicazione da parte di detenuti, oltre che di corruzione e di spaccio di droga. Secondo l’accusa introdusse cellulari e hashish nel carcere, ricevendo in cambio soldi e stupefacente. A casa sua erano stati trovati numerosi pacchi con l’etichetta “Maradona” contenenti materiale elettronico per le comunicazioni.
Il gup ha respinto la questione di legittimità costituzionale sollevata dagli avvocati Sara Peresson, Federica Zambon e Cesare Vanzetti. Per i tre legali, la pena prevista per l’accesso indebito a dispositivi di comunicazione, da uno a 4 anni di reclusione, appare sproporzionata se si considera che per l’evasione sono previsti solo da uno e 3 anni di carcere.