Ieri sera erano oltre un centinaio i migranti assiepati sotto i portici di una palazzina, in via Piave a Udine, di fronte alla Prefettura del capoluogo friulano. Le prime gocce di pioggia e le sferzate di vento hanno spinto i migranti a trovare riparo in città, al coperto, almeno per la cena, abbandonando temporaneamente il Parco Moretti dove solitamente trovano riparo per la notte.
Seduti sotto il porticato, hanno consumato la cena offerta e preparata dall’associazione udinese no profit “Ospiti in arrivo”, che da settembre si occupa dell’accoglienza dei profughi nel capoluogo friulano. Poi, il folto gruppo si è disperso per le vie della città, cercando riparo per la notte in qualche struttura disabitata e abbandonata. Non mancano, infatti, a Udine ex fabbriche e magazzini inutilizzati dove rifugiarsi, uno su tutti l’ex Safau.
Oggi è l’alba di un nuovo giorno e a Udine piove. Capita di vedere gruppi di migranti passeggiare senza meta in città, in attesa di ottenere dalla Questura di Udine l’agognata dichiarazione di indigenza e l’ufficializzazione dello status di richiedente asilo.
“I tempi di attesa per formalizzare le pratiche, però – spiegano i volontari di ‘Ospiti in arrivo’ -, sono lunghi e non è raro che si debba aspettare oltre un mese per ottenere l’appuntamento. Coloro che entrano da Tarvisio ricevono un invito per la formalizzazione in Questura a Udine. Fino all’appuntamento, quindi, i richiedenti asilo non possono essere accolti in nessuna struttura”. E sono costretti a bivaccare in città, girando senza meta.
La situazione è seria – sottolineano i volontari -, ma di vera e propria emergenza in stile Lampedusa, numeri alla mano, non si può ancora parlare. Certo gli arrivi non subiscono rallentamenti, anzi, ogni giorno si contano decine e decine di ingressi, in particolare a Tarvisio.
Molti migranti hanno percorso chilometri e chilometri in condizioni critiche pur di raggiungere l’Europa. Alcuni di loro, provati dal lungo viaggio, hanno bisogno delle cure sanitarie. “Ospiti in arrivo” si occupa anche di questo.
“E’ evidente che ci sia la necessità di un presidio medico presente sul territorio – spiegano i volontari -, ma non dobbiamo diffondere alcune allarmismo sanitario. E’ vero, alcuni migranti presentavano patologie e hanno avuto bisogno delle cure dei sanitari. Si, è vero, si è registrato un caso di malaria, ma la persona è stata curata in ospedale e attualmente sta trascorrendo la convalescenza a casa di un friulano che ha accettato di prendersene cura gratuitamente. Poi c’è stato un caso di ittero e di scabbia, malattie non debellate in Italia, e che sono state opportunamente curate in ospedale. Casi, ci teniamo a dire, isolati e seguiti con cura dai sanitari”.
E il presidio sanitario? “L’abbiamo richiesto, ma non ci sono le forze e le risorse per istituirlo”.
Lavarsi non è facile per i migranti e nemmeno cambiarsi d’abito, per abbandonare quelli indossati per percorrere chilometri e chilometri, attraversando i Balcani a piedi e viaggiando stipati a decine nei furgoni guidati dai passeur. E’ chiaro che alcune malattie si possano presentare anche a causa delle condizioni igieniche in cui sono costretti a vivere, anche una volta giunti in Italia, a Udine.
“Il Comune di Udine – spiegano dall’organizzazione no profit – ha attivato una convenzione per consentire ai migranti di fare la doccia, ma anche qui c’è una lista d’attesa da rispettare e, anche se si riescono a lavare, non tutti hanno un cambio di vestiti da utilizzare. Anche per questo rinnoviamo l’appello alla popolazione a donare vestiti usati e coperte in eccesso. Chiunque voglia aiutare l’associazione può portare il materiale in via Monte San Michele 70, dove i saveriani ci hanno messo a disposizione un magazzino”.
“Ospiti in arrivo” si occupa anche della distribuzione dei pasti “preparati a casa nostra. Non riceviamo, infatti, alcuna sovvenzione, per cui i piatti viengono preparati grazie al supporto dei volontari stessi e dei cittadini che ci aiutano con la spesa, e al food sharing”, che consente di utilizzare il cibo che altrimenti sarebbe destinato alla spazzatura.
FOTO DI “OSPITI IN ARRIVO”