Capire se il proprio Comune ha sbagliato l’applicazione della tassa sui rifiuti non è semplice e non sarà breve.
La Tari, l’imposta sui rifiuti, si compone di una parte fissa e di una variabile, diversi comuni hanno erroneamente calcolato la seconda, addebitando maggiori imposte ai propri cittadini. Di fatto, questi comuni hanno applicato la parte variabile moltiplicando l’importo fisso non solo per l’immobile abitativo, ma anche per ogni eventuale sua pertinenza, gonfiando di parecchio le fatture dei cittadini.
È per questo che Federconsumatori del Friuli Venezia Giulia si è già mossa per chiedere che sia la stessa Anci a sollecitare le singole amministrazioni locali un controllo sul proprio regolamento applicativo della Tari.
Il segretario di Udine dell’associazione di consumatori, Wanni Ferrari, chiarisce che purtroppo dai bollettini pagati non si capisce se il calcolo è stato sbagliato
In una circolare diffusa lunedì il Ministero dell’Economia ha sì confermato la possibilità di rimborso, ma l’ha subordinata a una richiesta del singolo contribuente. Meccanismo criticato da Federconsumatori.
“Così – conclude Ferrari – si lucra sempre sui più deboli che non hanno tutti gli strumenti per fare verifiche e presentare domanda di rimborso”.
In questa mancanza di chiarezza dalle istituzioni il consigliamo per coloro a cui spetta il rimborso, è quello di verificare prima cosa faccia il Comune competente. Se infatti ha già dato disposizione per effettuare i rimborsi automatici è inutile presentare istanza di rimborso.
Finora una decina di cittadini si sono rivolti allo sportello di Udine di Federconsumatori. In attesa che siano gli stessi Comuni ad ammettere l’eventuale errore, l’unica possibilità è recarsi agli uffici municipali per richiedere il regolamento della Tari, che può essere diverso per ogni ente. Solo così si può capire se la quota variabile viene applicata non soltanto sull’abitazione ma anche sulle pertinenze.