Guerra senza quartiere alla burocrazia, in nome della dignità, oltre che della sopravvivenza, delle aziende agricole, oberate in misura insopportabile da una serie pressoché infinita di adempimenti, perdite di tempo e costi amministrativi.
Lo ha sostenuto, durante la riunione di giunta della Cia – Confederazione Italiana Agricoltori del Friuli Venezia Giulia, il suo presidente Ennio Benedetti.
Sotto tiro, in ordine di tempo, sono finiti i nuovi provvedimenti in tema di trasporti, sicurezza sui luoghi di lavoro e fisco: dalla revisione delle macchine agricole e i corsi per il rilascio dei cosiddetti patentini, all’obbligo di dotarsi di una casella di posta certificata fino al Sistri, sistema di controllo della tracciabilità dei rifiuti.
“La revisione delle macchine agricole e i corsi per il rilascio dei cosiddetti patentini – ha detto Benedetti – sono un business per le ditte autorizzate ad effettuare i controlli e per gli enti abilitati al rilascio dei patentini. Non vi è aalcuna utilità per le aziende agricole e per la collettività. Una buona ragione, dunque, per eliminarli”. Ma Bendetti critica anche la valutazione dei rischi alla quale è assoggettata l’impresa che occupa operai, che andrebbe rivista tenendo conto delle dimensioni aziendali, oltre che dei rischi effettivi e sarebbe necessaria una deroga per gli operai a tempo determinato. Anche l’avvio del cosiddetto Sistri ha suscitato la reazione indignata degli agricoltori.
“Un vero e proprio mostro – ha proseguito Benedetti – che va fermato prima che faccia danni peggiori di una calamità”.
E’ insensato perchè da un lato un’azienda agricola può acquistare e trasportare fitofarmaci, olii ed altre sostanze pericolose senza alcun limite ma, dall’altro, i contenitori, una volta vuoti, vengono considerati materiale quasi radioattivo. La soluzione – sempre per Benedetti – sarebbe a portata di mano: i contenitori vuoti, così come i filtri e gli olii esausti, potrebbero essere, con buona pace di tutti, riconsegnati dove sono stati acquistati, senza porre limiti di numero e di peso.
Il fuoco di sbarramento della Cia Fvg non risparmia neppure la Pec (posta elettronica certificata) che, entro il prossimo giugno, tutte le imprese agricole, per il solo fatto di essere iscritte alla Camera di Commercio, dovranno aprire. “E poco importa – chiarisce Benedetti – se l’agricoltore ha il computer o no, se è servito o meno dalla banda larga. L’agricoltore ha il solo torto di essere iscritto alla Camera di Commercio, alla quale paga pure un diritto annuale e dietro c’è sempre il business, questa volta dei gestori della PEC. L’idea è sempre quella: fare quattrini, magari a spese di un anziano agricoltore di montagna, costretto ad iscriversi alla Camera di Commercio per avere il gasolio agevolato che gli serve per lo sfalcio dei prati”.
Sarebbe meglio graduare l’attivazione della PEC in base alla superficie aziendale e al volume d’affari in modo da lasciare esenti dall’obbligo i piccoli produttori e quelli delle aree dove l’agricoltura ha svantaggi ambientali. “La Cia non intende mollare – conclude il presidente -: prima di tutto solleciteremo i parlamentari regionali. Se non sarà sufficiente, non esiteremo a far sentire la nostra voce con proteste molto più rumorose”.
16 maggio 2013