L’ha assillata e braccata per un anno circa, tanto da costringere una giovane triestina non ancora maggiorenne a cambiare le proprie abitudini di vita, cercando di evitare il suo insistente spasimante che, nonostante i reiterati rifiuti, non solo non ha desistito dall’irrituale corteggiamento, ma ha addirittura iniziato a presentarsi nei pressi dell’abitazione della giovane e nei luoghi dalla stessa frequentati.
A nulla sono valsi i tentativi di tenerlo lontano, così come sono rimaste inascoltate le richieste di parenti e amici della ragazza per far comprendere all’uomo – un 36enne cittadino iracheno – che quelle morbose attenzioni non potevano trovare giustificazione.
Al culmine della sopportazione, anche a causa di un continuo stato di ansia, la giovane vittima delle attenzioni sgradite ha deciso di sporgere denuncia contro il suo persecutore, che era ormai solito pedinarla tentando vari approcci, fino – in una occasione – a trattenerla per un braccio asserendo di essere innamorato, nonostante la evidente differenza anagrafica.
Inutili i rifiuti opposti. L’uomo ha continuato a farsi trovare nei pressi dell’abitazione della giovane e nei luoghi frequentati dalla stessa. Incurante di ogni richiesta e di ogni rifiuto, il 36enne ha continuato ad assillare la ragazza, sostenendo di non temere l’intervento delle forze dell’ordine e di essere disponibile ad attendere il raggiungimento della maggiore età della giovane.
Le indagini dirette dalla Procura della Repubblica di Trieste e svolte dalla sezione “reati contro la persona” della Squadra Mobile della Questura hanno consentito di riscontrare la vicenda ed ottenere dal Gip del Tribunale la misura cautelare del divieto di avvicinamento e comunicazione con la persona offesa dal reato.
Dopo appena un giorno dalla notifica del provvedimento, l’indagato ha nuovamente trasgredito agli obblighi imposti, tanto che è stato denunciato per ‘codice rosso’, il nuovo reato introdotto dalla legge n. 69/2019, art. 387 bis, che punisce chi viola i provvedimenti di divieto di avvicinamento ai luoghi frequentati dalla persona offesa.
Contestualmente, su richiesta del Pubblico ministero titolare del fascicolo, il Gip ha immediatamente emesso il provvedimento di aggravamento della misura cautelare disponendo l’arresto dell’indagato, il quale è stato rintracciato dagli investigatori della Squadra Mobile e ristretto agli arresti domiciliari.