«La rotta balcanica riguarda un transito di persone da Paesi come la Bosnia che tutti gli analisti ci dicono essere un Paese che in qualche modo fa anche da fucina di ambienti e gruppi che hanno a che vedere con la radicalizzazione islamica». A dirlo è il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi per spiegare la decisione di chiudere i confini tra Italia e Slovenia a partire dalle 14 di sabato 21 ottobre. Piantedosi aggiunge che via mare le persone possono essere controllate perché passano per un hotspot mentre quella via terra viene considerata la più rischiosa e vulnerabile.
Analoga iniziativa verrà presa a partire dalla mezzanotte di sabato dalla Slovenia verso i valichi con Croazia e Ungheria. L’organizzazione in Italia è in fase di definizione, arriveranno circa 350 unità tra polizia, carabinieri ed esercito, e sono ancora in corso le riunioni operativi nelle prefetture nell’attività sarà coinvolta anche la Protezione civile. Domani alle 12 il sindaco di Gorizia, Rodolfo Ziberna e Samo Turel, il suo omologo di Nova Gorica, si incontreranno in piazza della Transalpina per ribadire la vicinanza tra i due popoli mentre Marko Pisani della Slovenska skupnost, sottolinea che «La decisione di ripristinare i controlli ai valichi di frontiera è una misura preoccupante e, allo stesso tempo, inefficace».
Da parte della Cgil arriva un attacco alla decisione di chiudere il confine tra Italia e Slovenia e in particolare da Roberto Treu e Peter Majcen (si legge Maizen) della confederazione internazionale dei sindaci parlando di scelte che penalizzano «fortemente il lavoro transfrontaliero e segnano anche un’involuzione, un ritorno indietro rispetto alla libertà di circolazione delle persone e delle merci, una delle grandi conquiste della casa comune europea». Critiche anche Armando Gallucci, segretario regionale del Sindacato italiano lavoratori finanzieri, il quale denuncia la mancanza di certezze sull’invio di personale «Quello che sappiamo per certo è il forte impegno richiesto al personale in questi ultimi mesi, mentre continua a pesare l’elevata età media ed il mancato turn over».