Visita a sorpresa, ieri, dei carabinieri del Noe e della Guardia di finanza nella sede del Consorzio Aussa Corno. I militari hanno chiesto di poter consultare i documenti riguardanti perizie ed espropri sui terreni dell’ente consortile finiti nell’occhio del ciclone dopo un esposto dei Cinque stelle. Tutto è cominciato da un documento presentato la scorsa settimana dal Movimento 5 Stelle e riguardante gli atti di compravendita dei terreni avvenuti negli ultimi cinque anni all’interno della Ziac.
Il documento del M5S
Secondo quanto contenuto nel documento stilato dal M5S (VIDEO), “gli importi per l’acquisto di alcuni terreni erano molto elevati (quasi 105 euro a metro quadro). Attraverso una serie di approfondimenti effettuati presso gli uffici della Regione e presso il Tavolare sono state acquisite altre informazioni che hanno consentito di comprendere meglio quanto avvenuto attorno all’area Ex-Cogolo.
Le Concerie Cogolo – fallite alla fine degli anni 80 – vendono, in fase di liquidazione, alcuni terreni inquinati che avevano sopra dei fabbricati ora fatiscenti, a una società denominata Cogolo Srl al costo di 27.781.237 di lire, iniziando quella che doveva essere un’attività industriale con tanto di obbligo di procedere alle bonifiche.
Nel 2002 la Cogolo Srl invece vende parte dei terreni ad Ivem srl (controllante assieme a Claro srl della stessa Cogolo srl) a una cifra di 8 milioni di euro. Nella Claro ha una piccola partecipazione Carlo Valle.
Nel 2004 Cogolo srl vende un’altra parte dei terreni a Decof srl. Zone che però non sono soggette a bonifica in quanto non risultano inquinate.
Nel 2010 il Consorzio per lo Sviluppo Industriale della Zona dell’Aussa – Corno (Ziac) acquista da Cogolo, Ivem e Decof tutti questi terreni passati di mano negli anni per una cifra totale di 30,650 milioni di euro
Gli acquisti sotto i riflettori sono quelli che riguardano Ivem e Cogolo che hanno entrambe lo stesso amministratore, Alberto Beltrame. Cessioni avvenute per un totale di 22,5 milioni di euro con una garanzia di un milione di euro a tutela delle bonifiche. Milione di euro poi restituito dal Consorzio alle due società venditrici nonostante le bonifiche non siano mai state effettuate, come confermato ieri dall’assessore Bolzonello in risposta alla nostra interrogazione.
I rilievi effettuati da Arpa Fvg confermano che la falda è ancora inquinata con presenze ancora molto elevate di arsenico, boro, nichel, cloruro di vinile, manganese e cromo esavalente“.
Colautti: “A rischio un intero sistema economico”
“La deriva preoccupante è che la vicenda del Consorzio Aussa Corno stia venendo presentata come fosse solo la crisi di una azienda, mentre è a rischio un intero sistema economico. Stiamo parlando di una zona industriale di primaria importanza, realizzata con una legge nazionale a dimostrazione dell’importanza e valenza strategica di questa realtà dove per altro la Regione negli anni ha contributo con importanti investimenti sia a livello infrastrutturale che produttivo”.
Ad intervenire è il capo gruppo del Nuovo Centrodestra, Alessandro Colautti che richiama l’attenzione sull’importanza del Consorzio per il sistema Friuli Venezia Giulia.
“Stiamo parlando di un pezzo di storia di specialità di questa regione che non può essere derubricato a crisi aziendale. L’area del Consorzio Aussa Corno è stata soggetta a sgravi fiscali per rendere attrattivo questo territorio alle imprese a dimostrazione della rilevanza per l’intero FVG. In un contesto di crisi come quello che stiamo vivendo, anche in termini di traffici portuali, quest’area può diventare ancora più strategica che in passato attraverso l’adozione di politiche di rilancio”.
“Veder trattato questo argomento – continua Colautti – come fosse la messa in liquidazione di una azienda rischia di essere un triste segno di una decadenza del sistema politico istituzionale dato che i soci di riferimento sono enti pubblici”.
“Bisogna lavorare – aggiunge il Capo Gruppo NCD – come Sistema FVG e la Regione può e deve assumersi la regia per avviare un processo di ristrutturazione anche severo ma che sia propedeutico al rilancio. E’ opportuno, quindi, recuperare la dimensione del problema, una posizione di regia forte da parte della Regione che richiami tutti gli attori coinvolti pubblici e privati, quindi anche le banche a cui può essere chiesto un ruolo importante, alla responsabilità di trovare soluzioni per evitare che un’area che occupa migliaia di persone venga abbandonata proprio dalle Istituzioni che la controllano”.
“Rischiare di fare apparire la liquidazione come un’ipotesi fattibile è una contraddizione in termini. Come si fa a liquidare un pezzo di storia, capace ancora di essere volano di crescita, al netto di tutte le problematiche che ci possono essere? Una tale scelta avrebbe dei devastanti effetti anche sul piano psicologico derivanti dal fatto che il Pubblico invece di dimostrare capacità di azione preferisce gettare la spugna.”
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