Una selezione quasi militare. Questo è quanto ha in mente il vicepresidente della Provincia di Pordenone, Eligio Grizzo, nella riorganizzazione della galassia delle partecipate dall’Ente. Il tempo dei favoritismi, degli amici e dei piazzamenti politici, insomma, pare destinato a finire. Le partecipazioni che rendono denari o sono utili per le loro ricadute sul territorio saranno mantenute, le altre eliminate. Come i rami secchi di un albero. In ballo, ci sono soldi pubblici.
Meglio i soldi subito
“Prima di parlare di dismissioni o mantenimento delle partecipate – mette in rilievo Grizzo – dobbiamo distinguere quelle che sono le partecipate storiche dirette o indirette e valutare attentamente i requisiti generali di interesse per la Provincia secondo un quadro di meriti generali di indirizzo politico. Pertanto, ho definito lo standard delle particolarità per ognuna di loro valutando le motivazioni e storia delle acquisizioni; quelle strategiche per il territorio o l’Ente Provincia; quelle solide finanziariamente; che sono un ‘peso’ per le economie del bilancio; quelle che trovano interesse per il territorio; che hanno strategie regionale per il futuro; che, pur essendo fuori provincia, sono utili al nostro territorio o che hanno rappresentanti dell’Ente ritenuti validi, affidabili, e tecnicamente riconoscibili ai fini degli interessi provinciali”.
Conosciuti questi dati e frequentati i Cda di ognuna, l’ente ha deciso come muoversi. “Abbiamo pensato subito come ‘ripulire’ l’albo di situazioni partecipate non più ritenute valide perché non rispondenti ai requisiti prima citati. Tra queste l’Associazione Internazionale Operetta di Trieste, il Consorzio universitario del Friuli, il Consorzio Aeroporto Fvg e il Servizio aziende agricole sperimentali e dimostrative”. Le ultime due, delle quali la Provincia detiene rispettivamente il 9,6656% e il 49% sono in liquidazione. Discorso a parte per il Consorzio universitario del Friuli, del quale i soci forti sono Provincia e Comune di Udine, dal quale l’Ente di largo San Giorgio ha deciso di uscire: “Non ha più il valore che aveva, molti anni fa, al momento della costituzione e, sebbene possediamo solo il 2%, preferiamo incassare dei soldi. Di più, ci siamo posti come capocordata assieme agli altri soci con quote minime per ottenere quel che ci spetta”. Meglio incassare poco e subito e non pensarci più.
Bandiera bianca anche per la Stu Makò Spa, società di trasformazione urbana costituita nel 2006, che avrebbe dovuto riqualificare l’area di Cordenons ex Cantoni e per la quale la Provincia (1,6 milioni di investimento e il 20% delle azioni) aveva ipotizzato un complesso scolastico. Il progetto milionario, però, non si è potuto realizzare. “E’ stato valutato lo scioglimento della ‘Stu Makò’ – spiega Grizzo – in relazione alla quale i tempi del complesso iter per l’attuazione dell’oggetto sociale e la generale crisi economica di questi ultimi anni, che comporta sempre maggiore difficoltà nel reperimento di investitori, hanno fatto perdere l’economicità dell’operazione”.
L’altra faccia della medaglia è rappresentata da Atap (27,8806% delle azioni in mano ala Provincia), che è in utile da anni e anzi, spesso, è stata usata come bancomat dai soci. “Atap – è l’opinione di Grizzo – è storicamente azienda di interesse provinciale sia per i particolari compiti aziendali, i trasporti pubblici, sia per l’esercizio finanziario prodotto. I dividendi sono un utile essenziale per la Provincia e per i Comuni del territorio”.
Situazione ingarbugliata
La Provincia, oltre a quelle in società (vedi tabella a lato), possiede quote in associazioni e consorzi – che comportano, in varia misura, oneri per l’ente -, quali Associazione Teatro Pordenone (31,25%), Ato Occidentale (1%), Consorzio per la formazioni di studi superiori e ricerca (33,33%), Nip di Maniago (17,98%), Consorzio Ponterosso San Vito (3,28%), Consorzio per lo sviluppo industriale dello Spilimberghese (1,12%), Dolomiti Unesco (10%), Ente regionale teatrale Fvg (3,09%), Its Kennedy (13,57%). Ma su queste ci sono dei ragionamenti in piedi: “Riteniamo che l’elenco delle partecipate resti in itinere. Non sempre vale la pena di avere fretta di chiudere un consorzio o agenzia partecipata dall’Ente pubblico che poi, fra un anno, bisognerà rimettere in piedi perché utile alla ripresa economica”, puntualizza Grizzo.
Ma se la Provincia di Pordenone, intesa come ente, dovesse sparire, quel sarebbe il destino delle proprie partecipate? “In caso di ‘abolizione’ del nostro Ente, mi rimetto a quelle che saranno le direttive dell’assessore regionale Panontin. Attualmente non ci sono indirizzi, né linee guida che parlino non solo di questo, ma di molto altro”, conclude il vicepresidente. Un motivo in più per far chiarezza al più presto.
Costose e inutili, la Provincia lima le sue partecipate
E’ stato valutato lo scioglimento della Stu Makò Spa: il complesso iter e la crisi economica di questi anni hanno fatto perdere l’economicità dell’operazione
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