Il Presidente regionale, Giovarruscio, eletto nel Direttivo nazionale: “L’Amministrazione regionale e quelle locali attuino misure urgenti di politiche del lavoro contro la disoccupazione giovanile senza tralasciare la fascia 30-40 che rappresenta la maggiore sacca del precariato”.
La desertificazione delle attività commerciali in Italia appare essere un fenomeno in continua accelerazione, e potrebbe portare – secondo le stime della Confesercenti – alla scomparsa dell’intera rete dei negozi nel nostro Paese già nell’arco dei prossimi 10 anni. Secondo quanto rileva l’Osservatorio Confesercenti, infatti, nei primi 4 mesi dell’anno in Italia ha aperto un solo negozio ogni tre che hanno cessato l’attività circa. Complessivamente, la distribuzione commerciale ha registrato la chiusura dall’inizio del 2013 di circa 21.000 imprese, per un saldo negativo di 12.750 unità. Se si dovesse continuare così, stima Confesercenti, alla fine del 2013 in tutto il Paese avremmo perduto per sempre circa 43.000 negozi.
La Confederazione lancia l’allarme sulla situazione del commercio al dettaglio anche in regione sottolineando la gravità dell’emorragia che ha colpito il settore, dall’inizio del 2013, e l’effetto che l’aumento dell’aliquota IVA potrebbe avere su di esso.
Stimate altre 1244 cessazioni
In regione, si sono perse 624 attività (e sono altre 1244 le chiusure stimate entro la fine dell’anno. A soffrire maggiormente il comparto alloggio e somministrazione con 168 chiusure dall’inizio dell’anno.
Auto in crisi
Nello specifico, nel Friuli Venezia Giulia il settore auto dall’inizio dell’anno ha visto la chiusura di 20 attività con una stima di 59 ulteriori chiusure entro la fine del 2013. Per quanto attiene al commercio al dettaglio, nell’alimentare da gennaio ad aprile si sono abbassate 7 serrande e nel non alimentare 50 per un totale di 223 cessazioni e fino a fine anno se ne prevedono altre 47.
Comparto alloggio
Nel comparto alloggio e somministrazione si sono abbassate 168 saracinesche da inizio 2013 e la previsione è di altre 503 chiusure al 31 dicembre. La ristorazione vede 71 chiusure da gennaio a oggi in regione che aumenteranno secondo le stime di 212 unità il 31 dicembre 2013 nell’intero Friuli Venezia Giulia. I bar chiusi sono stati 82 e presumibilmente altre 245 attività chiuderanno entro fine anno.
Commercio al dettaglio
Il settore del commercio al dettaglio di articoli tessili, abbigliamento e calzature ha conosciuto 54 perdite in regione negli ultimi sei mesi, con un ulteriore -161 presunto fino al termine dell’anno solare. Le carni infine hanno visto la perdita di 6 attività regionali e un ulteriore -17 entro dicembre.
E’ quanto è emerso a Roma nel corso dell’Assemblea elettiva di Confesercenti che ha visto la nomima del Presidente regionale del Fvg, Giuseppe Giovarruscio, nel Direttivo nazionale.
Servono misure urgenti
“La situazione appare drammatica anche in regione. E’ necessario che le Amministrazioni locali e l’Amministrazione regionale attuino delle misure urgenti di politiche del lavoro contro la disoccupazione giovanile, ma senza tralasciare la fascia di 30-40enni che rappresenta la maggiore sacca del precariato. Auspichiamo pertanto interventi ad hoc – commenta il Presidente regionale, Giuseppe Giovarruscio – e la convocazione di un tavolo permanente con le associazioni di categoria in grado di monitorare costantemente la situazione e portare a conoscenza delle aziende e dei lavoratori tutti gli strumenti finanziari e le opportunità previste dalla legge”.
Riorganizzazione territoriale
Giovarruscio infine sottolinea l’azione svolta dalla Confesercenti regionale, che va nella direzione della riorganizzazione territoriale secondo i principi di razionalizzazione dei servizi e delle strutture e riduzione delle spese”.
Sulla situazione regionale grava inoltre un ulteriore allarme, legato alla componente anziana. Il servizio di vicinato risulta infatti sempre più a rischio per le fasce sociali più deboli. Dai dati dell’Osservatorio Confesercenti emerge infatti che, sempre nei primi mesi dell’anno, la contrazione dei negozi di vicinato si accompagna all’aumento della popolazione residente sopra i 65 anni, per la quale la disponibilità dei negozi sotto casa è un fattore determinante nella qualità della vita, in quanto permette spostamenti più brevi e meno gravosi per gli abitanti più anziani: nei Comuni con una incidenza dell’indice di senilità superiore alla media nazionale si rileva, infatti, un maggiore saldo negativo delle attività commerciali rispetto alla chiusura degli esercizi commerciali nei Comuni con un’incidenza dell’indice di vecchiaia inferiore alla media nazionale.
Se dall’analisi si evince infine che resistono al fenomeno della desertificazione urbana i Comuni litoranei rispetto ai Comuni non litoranei, va rimarcata la necessità per tutte le località litoranee della regione di puntare maggiormente sul turismo, in quanto è proprio l’impatto del turismo sui Comuni litoranei a fare da traino alle attività commerciali, dimezzando il trend negativo di chiusure. Da qui “la necessità da parte della Pubbliche Amministrazioni locali e delle strutture regionali – conclude Giovarruscio – di attuare politiche specifiche atte al rilancio del comparto turistico”.
24 giugno 2013