I migranti pakistani entravano nel negozio di telefonia e ne uscivano con carte d’identità o passaporti originali del proprio Paese, ma contenenti dati fasulli.
Questo sarebbe successo, secondo le accuse, in un negozio in Borgo Stazione tra l’agosto 2019 e la fine del 2020. Stamani il titolare, un pakistano di 40 anni, è stato rinviato a giudizio dal gup Mariarosa Persico con l’accusa di falso e fabbricazione di documenti di identificazione falsi.
Per gli investigatori, l’uomo realizzava, a partire da documenti veri, sia italiani, sia stranieri, permessi di soggiorno falsi, con i quali otteneva dalle autorità pakistane documenti originali per decine di compatrioti.
Un’ipotesi rifiutata in toto dal suo difensore, l’avvocato Marco Fattori. “Il mio assistito – spiega – svolgeva un’attività di mediazione per facilitare l’ottenimento di documenti originali tramite una procedura telematica, del tutto legale all’epoca dei fatti”. La prima udienza è stata fissata per inizio dicembre.