Ieri mattina è stato sgomberato il Cie di Gradisca d’Isonzo, facendo confluire numerosi immigrati a Trapani e rimpatriandone altri. Ora, dopo la chiusura per ristrutturazione della struttura, si chiede la chiusura definitiva del Cie di Gradisca e di quelli rimanenti sul territorio italiano.
Raccolta di firme
Un appello con raccolta di firme per chiedere la chiusura del Cie di Gradisca è stato lanciato dal sito Melting Pot che ha anche annunciato una mobilitazione per sabato 16 novembre. Sul sito si ricorda che si sono espressi contro la permanenza del centro la Regione Friuli Venezia Giulia, la Provincia di Gorizia, il Comune di Gradisca, Luigi Manconi Presidente Commissione straordinaria Tutela e Promozione Diritti Umani del Senato e molta gente comune.
Tra i firmatari ci sono Genni Fabrizio, Tenda per la Pace e i Diritti – Campagna LasciateCIEntrare; Gigi Bettoli, Presidente LegaCoop Sociali FVG; Alessandro Metz, LegaCoop Sociali Friuli Venezia Giulia; Gianfranco Schiavone, ASGI; don Pierluigi Di Piazza, Responsabile del Centro Balducci e gli scrittori Massimo Carlotto e Pino Roveredo; Paolo Ferrero, Segretario Partito Rifondazione Comunista.
Gradisca come Guantanamo
“Almeno temporaneamente – anche se ufficialmente per ristrutturazione – è stato chiuso il Cie (Centro di identificazione ed espulsione) di Gradisca Di Isonzo, in provincia di Gorizia, quello che alla sua apertura nel 2006 definimmo la “Guantanamo italiana”. Lo si è chiuso per le continue rivolte dei migranti trattenuti, per la mobilitazione costante di un pezzo di società civile antirazzista del territorio e non solo”.
Lo scrive in una nota il segretario di Prc, Paolo Ferrero. “Lo si è chiuso mentre i vertici della prefettura e dell’ente gestore sono indagati per le truffe operate nella gestione stessa del centro. Lo si è chiuso – prosegue ancora Ferrero – perché come gli altri Cie rappresenta una vergogna inaccettabile in uno Stato di diritto. Oggi sono 5 su 13 i Cie operanti, continueremo a mobilitarci perché non ne resti aperto nemmeno uno: si cominci a fare atti concreti per onorare almeno la memoria delle centinaia di migranti morti a Lampedusa”, conclude il segretario Prc.
Sgombero: atto di civiltà
“Lo sgombero del Cie di Gradisca deciso dal Dipartimento per le Libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno è un atto di civiltà, e accoglie le richieste della Regione Friuli Venezia Giulia che ora può mettersi al lavoro per tornare ad essere una terra di accoglienza e un laboratorio di convivenza”.
Lo dichiara Giulio Lauri, capogruppo di Sinistra ecologia libertà al Consiglio regionale.
“Lo sgombero avviene alla fine di molti mesi di dure proteste, in cui tutti i soggetti coinvolti hanno subito a gravi rischi per la propria sicurezza e la propria salute, a cominciare dal ragazzo caduto dal tetto e in fin di vita da agosto. Non si contavano più gli episodi di autolesionismo, le richieste inascoltate di cure mediche, i tentativi di fuga o quelli per potere essere trasferiti in carcere pur di non restare all’interno del CIE. Uno spazio in cui non sono stati garantiti pienamente i diritti umani, come ha denunciato la Commissione parlamentare presieduta dal Senatore Manconi.”
“Il nostro auspicio e la nostra richiesta è che il CIE di Gradisca venga svuotato completamente e che non venga più riaperto. La Regione ha chiesto al Governo di riformare tutto il sistema delle espulsioni e dei trattenimenti, abolendo il reato di immigrazione clandestina: non c’è progetto di ristrutturazione di quello spazio che possa rendere più umano un luogo concepito come e peggio di un carcere in cui di fatto si è detenuti per 18 mesi pur essendo in regola con la giustizia così come è avvenuto a Gradisca. Su questo la destra fa disinformazione – conclude Lauri – perché chi dei trattenuti aveva commesso dei reati, stava a Gradisca solo perché aveva scontato prima interamente la propria pena dentro un carcere.”
Nuova politica di accoglienza e integrazione
La “decisione di svuotare il Cie di Gradisca è avvenuta solo grazie alla sollecitazione degli attori associativi e politici che hanno preso a cuore la condizione aberrante in cui erano detenute le persone e soprattutto per le vibranti proteste delle persone stesse, detenute in condizioni esasperanti per un essere umano”. Lo afferma Sinistra Ecologia Liberta’, con il responsabile nazionale del settore immigrazione Marco Furfaro.
Furfaro chiede al governo “di intervenire per garantire che non solo il Cie di Gradisca non venga riaperto ma che i Cie di tutta Italia, oggetto di rapporti e stigmatizzazioni da tutte le associazioni umanitarie nazionali e internazionali, si avviino verso la chiusura definitiva procedendo a una nuova politica di accoglienza e integrazione”. Per Lauri, il Ministero dell’ Interno ha accolto le richieste della Regione Fvg “che ora può mettersi al lavoro per tornare ad essere terra di accoglienza e laboratorio di convivenza”.
Torrenti: “Struttura insostenibile già da tempo”
“Auspichiamo che le posizioni dell’Amministrazione regionale da tempo espresse sul CIE-Centro Identificazione ed Espulsione di Gradisca siano fatte rapidamente proprie anche dal Governo nazionale”. Lo ha affermato l’assessore regionale alla Solidarietà Gianni Torrenti commentando la decisione con cui il Ministero dell’Interno ha disposto il trasferimento delle persone trattenute nel CIE di Gradisca d’Isonzo.
Secondo Torrenti, “il CIE di Gradisca era una struttura sorta con criticità intrinseche e ormai insostenibile già da tempo, da prima che cominciassero i recenti ed eclatanti episodi di rivolta. L’interpellanza al Governo del presidente della Commissione straordinaria del Senato per la tutela e la promozione dei Diritti umani Luigi Manconi, in merito all’inefficacia ed alla disumanità di questo tipo di luoghi, suffraga la posizione della Regione”. “Non intendiamo rinunciare al principio di legalità in nessuna circostanza – ha aggiunto Torrenti – né nei confronti degli immigrati che si sono resi protagonisti di atti violenti né, tantomeno, nei confronti di quanti nel CIE hanno dovuto subire condizioni di vita inaccettabili per un Paese civile”.