Quando nel gennaio di quest’anno amministratori locali, imprese e associazioni di categoria hanno sottoscritto il documento di indirizzo strategico per il rilancio produttivo e occupazionale dell’area di crisi regionale della zona industriale Aussa Corno (Ziac), avevano ben chiaro che le azioni indicate nel documento avrebbero richiesto tempi lunghi, ma forse non immaginavano di doversi armare di tanta pazienza.
Sui sette punti indicati per uscire dall’empasse – costo dell’energia, realizzazione del collegamento strada-ferrovia, secondo accesso alla Ziac; dragaggi; potenziamento del trasporto su rotaia e, via mare con chiatte in attesa dei dragaggi, semplificazione burocratica-fiscale e incentivazione economica, incentivo all’innovazione, promuovere il compendio chimico-industriale – sono giunte poche risposte concrete.
“Nonostante molte rassicurazioni raccolte per via informale – conferma con molta franchezza Pietro Del Frate, sindaco di san Giorgio di Nogaro – per il momento la gran parte delle proposte è rimasta lettera morta. L’impressione è che si punti molto, forse troppo, sulle architetture istituzionali e poco sulle azioni concrete da intraprendere per rilanciare il polo produttivo della Bassa friulana che, è bene. ricordarlo, include un’area che coinvolge Cervignano, San Giorgio di Nogaro, Torviscosa, Terzo di Aquileia e Carlino”.
Con la sola eccezione dei dragaggi, per i quali sono stati annunciati l’avvio dei lavori, le altre iniziative restano al palo: “I dragaggi rischiano di essere l’unica azione concreta – ribadisce Del Frate – e stiamo ancora attendendo, tanto per fare un esempio, il tracciato del secondo accesso, o che siano trovati i fondi necessari a potenziare il trasporto su rotaia”.
Il dramma delle brame
“Nel frattempo stiamo vivendo il dramma costituito dal trasporto pesante su strada delle brame che da Monfalcone sono portate negli stabilimenti della Ziac, con gravi conseguenze ambientali, di sicurezza e di manutenzione delle strade. Spero davvero che partano quanto prima le operazioni di dragaggio del canale Corno che, una volta completate, permetterebbero a navi di maggiore stazza di scaricare le materie prime direttamente a Porto Nogaro. Serve inoltre anche un progetto sinergico tra gli scali portuali regionali e, perché no, pure extraregionali, ma bisogna muoversi in fretta, perché la situazione sempre più difficile rischia di diventare irrecuperabile”.