Un portuale di 58 anni, Paolo Borselli, è morto questo pomeriggio mentre lavorava al Molo VII, a Trieste.
L’uomo, secondo le prime indicazioni, stava operando con un muletto quanto è finito in mare, per cause ancora in fase di accertamento.
I colleghi non si sono però accorti subito della sua scomparsa e hanno lanciato l’allarme dopo diverso tempo.
Il cadavere è stato trovato intorno alle 17.30 dai sommozzatori dei Vigili del Fuoco. Nonostante la tempestività dell’intervento dei soccorritori sia con l’unità navale della Guardia Costiera di Trieste, sia con i sommozzatori dei Vigili del Fuoco, il lavoratore è stato trovato sul fondo del mare ancora a bordo del mezzo, privo di vita.
I portuali hanno indetto immediatamente uno sciopero, che durerà almeno fino alle 19 di domani, e i lavoratori si stanno dirigendo al varco IV per una manifestazione spontanea.
“Esprimo il mio cordoglio innanzitutto alla famiglia Borselli e la mia solidarietà a tutti i portuali di Trieste. Tragedie come queste ci ricordano l’importanza degli investimenti sulla prevenzione e sul rispetto delle normative sulla sicurezza del lavoro”. Così Massimo Moretuzzo, segretario e capogruppo del Patto per l’Autonomia in Consiglio regionale, candidato alla Presidenza della Regione, alla notizia della morte di un portuale mentre stava lavorando all’interno dello scalo giuliano.
“Sgomento e cordoglio per la morte del lavoratore al porto di Trieste, un pensiero e la vicinanza ai famigliari della vittima, al di là delle dinamiche del caso specifico, che non conosciamo, di certo la sicurezza sul lavoro è in generale migliorata di molto nel nostro Paese, ma tanto c’è ancora da fare e situazioni drammatiche come questa fanno riflettere e lo mettono in evidenza”, così Giorgio Cecco coordinatore regionale di FareAmbiente.
“Non si ferma la strage di lavoratori nel nostro Paese, nemmeno nella nostra regione. Alle oltre mille vittime del lavoro registrate dall’Inail nel 2022, si aggiunge la tragedia avvenuta a Trieste, dove un lavoratore portuale ha perso la vita addirittura senza che nessuno se ne accorgesse per alcune ore”, scrive Francisco Miramontes, candidato di Possibile (Alleanza Verdi e Sinistra) alle Regionali ed ex dirigente Fiom.
“Il dolore e la rabbia non bastano a fermare questo scempio. Nei luoghi di lavoro occorre tutelare la vita e la dignità delle persone applicando seriamente l’art. 41 della Costituzione Italiana che mette salute e sicurezza come precondizioni senza le quali non si può svolgere nessuna attività economica. Tutti gli infortuni si possono e si devono prevenire attraverso la meticolosa valutazione dei rischi e l’implementazione di un rigoroso sistema di controllo in cui lo Stato e le imprese hanno una responsabilità enorme. Per fermare questa ecatombe è necessario dedicare maggiori risorse all’Ispettorato del Lavoro potenziando gli organici e rafforzando l’impianto sanzionatorio nei confronti dei responsabili, a cominciare dai datori di lavoro. ‘Non disturbare chi produce’, motto dal sapore ambiguo dell’attuale governo, potrebbe essere frainteso da alcuni come un allentamento anche dei controlli di sicurezza mentre occorre proprio il contrario, anche nella nostra Regione. Allo sdegno deve conseguire l’impegno”, conclude Miramontes.