Per combattere l’evasione, dal 1° aprile le movimentazioni del conto corrente, i saldi d’inizio e fine d’anno, la giacenza media, i depositi, gli investimenti, ma anche i dati sull’utilizzo delle carte di credito e sui bancomat e pure il numero di accessi alle cassette di sicurezza relative al 2015 dovranno essere trasmesse dalle banche, dalle poste e dagli altri operatori finanziari all’Agenzia delle Entrate. Insomma, non ci sono più segreti per i contribuenti italiani.
L’occhio del Fisco, però, è in parte bendato. Scatteranno accertamenti soltanto dopo che saranno individuate incongruenze. Per esempio, nel caso di un contribuente che dichiari 10mila euro di reddito, ma faccia movimenti sul conto di centinaia di migliaia di euro, allora l’anomalia gli sarà comunicata. L’obiettivo è che il contribuente faccia adesione spontanea agli obblighi tributari, in mancanza della quale scatterà l’accertamento.
L’obiettivo è anche un altro. I dati trasmessi, in particolare quelli sulla giacenza media sul conto corrente, potranno essere utilizzati anche per verificare la correttezza del nuovo Isee, l’indicatore sintetico della ricchezza familiare. Non si potrà più barare per ottenere sconti su tutta una serie di prestazioni, dalla retta dell’asilo nido, alle borse di studio ai sussidi alle famiglie. Nel nuovo Isee si deve indicare, appunto, anche la giacenza media sul conto, che adesso è sotto la lente.
Bisogna sottolineare che la legge di Stabilità 2015 ha cancellato il riferimento alle liste selettive di contribuenti sospetti, che sarebbero dovute risultare dall’incrocio dei dati finanziari con i redditi e ha optato per un più generico riferimento al rischio di evasione. In questo modo non è possibile fare un controllo generalizzato e diffuso di tutti i contribuenti. Inoltre, per garantire la privacy sono state introdotte garanzie sulla trasmissione totalmente automatizzata dei dati, per evitare accessi impropri e cancellazioni dopo sei anni, termine massimo per gli accertamenti.