Doni sangue per salvare la vita degli altri e la riforma Fornero ti punisce. È il paradosso emerso in fase di applicazione della norma in materia previdenziale e che penalizza nella sola nostra regione oltre 50mila donatori volontari, aderenti alle diverse sigle associative. L’allarme si sta diffondendo in tutta Italia ed è giunto anche in Friuli. La questione è legata al fatto che da ora per tutti coloro che andranno in pensione i giorni dedicati alla donazione di sangue non saranno più conteggiati nell’anzianità contributiva. Questo significa che dovranno essere recuperati alla fine della carriera lavorativa, oppure in alternativa comporteranno una decurtazione nell’assegno pensionistico. Una vera beffa per chi è animato da sincero altruismo.
La norma Fornero prevede, infatti, che sulle anzianità contributive maturate prima del 2012 sia applicata una riduzione pari all’1% per ogni anno di anticipo nell’accesso al pensionamento rispetto all’età di 62 anni. Il taglio sale al 2% per ogni ulteriore anno di anticipo rispetto ai 60 anni. Diversi istituti contrattuali, seppur coperti da contribuzione effettiva e utili ai fini pensionistici, come ad esempio congedo matrimoniale, permessi per Legge 104/1992, donazione sangue, permessi retribuiti per motivi familiari e lutto, diritto allo studio, sciopero e congedi parentali, sembrerebbero non utili al fine di determinare l’anzianità da prendere in considerazione per non far scattare le penalizzazioni previste. La donazione di sangue, prevista in Italia dalla legge 219/05, prevede il riconoscimento della retribuzione e dei contributi per la giornata in cui si è compiuta la donazione. Da ora, però, decade il riconoscimento anche per l’anzianità.
Volendo fare un esempio, se una persona inizia a donare sangue a 18 anni e continua a farlo per quarant’anni nella misura massima di 4 donazioni all’anno, nel momento in cui crede di poter andare in pensione dovrà, invece, lavorare ancora per 160 giorni, vale a dire oltre sette mesi.