In questi ultimi giorni in molti si saranno accorti della presenza di uno strato sabbioso sul cofano e sul parabrezza della propria auto. Capita spesso, infatti, che i venti trasportino sabbie provenienti dal Sahara, un fenomeno che stavolta, tra il 23 e il 24 di giugno, ha registrato il suo culmine.
L’Arpa Fvg ha osservato il fenomeno attraverso i modelli numericiche che hanno calcolato gli spostamenti delle masse d’aria, in questo specifico caso quelli che alcuni giorni fa si trovavano nei pressi del suolo libico; attraverso il colore rossastro dei tramonti e rosa lattiginoso dell’alone lunare; o attraverso le misurazioni delle stazioni della qualità dell’aria, che hanno anche riscontrato dei superamenti dei limiti di legge fissati sulla media oraria del PM10.
“Una delle caratteristiche dei fenomeni di trasporto sahariano è quello di produrre un aumento soprattutto della frazione più grossolana del particolato atmosferico, cioè di quella con diametro superiore ai 2.5 millesimi di millimetro – spiega l’Arpa Fvg -. Le sabbie, infatti, si formano per fenomeni di disgregazione termica e di erosione dovuta allo sfregamento, pertanto i granelli prodotti non sono “piccoli” come quelli ottenuti nella generazione chimica del particolato atmosferico, generazione che avviene partendo dai vapori di ammoniaca in presenza di nitrati e solfati”.
“Le successive analisi chimiche del particolato raccolto ci mostreranno poi quale sarà il contenuto in ferro e altri metalli di queste sabbie che, benché sporchino le automobili e i davanzali, possono risultare però molto utili agli ecosistemi proprio grazie all’apporto di questi microelementi preziosi per la vita – conclude l’Arpa regionale -“.