Si lavora in silenzio, ma si lavora. E c’è fiducia sugli esisti delle indagini per la morte di Liliana Resinovich. Antonio De Nicolo, procuratore di Trieste, è tornato sul fatto di cronaca dopo diverse settimane di silenzio. “Le forze in campo – ha spiegato De Nicolo – stanno facendo il massimo che si può fare. Sono a contatto quotidiano con loro, so che ci sono dei piccoli progressi per capire tante cose, ma fino a quando il quadro non sarà chiaro, abbiamo deciso di auto-consegnarci al silenzio”.
L’ipotesi del suicidio resta quella più accreditata, anche se il quadro è complesso. La donna era scomparsa da casa il 14 dicembre, il suo corpo senza vita è stato ritrovato il 5 gennaio nel parco dell’ex ospedale psichiatrico, in linea d’aria non troppo lontano da casa. Il marito Sebastiano Visentin si è sempre detto estraneo alla vicenda e il suo alibi è stato verificato più volte. Nel cuore della donna, però, c’era anche un altro uomo, Claudio Sterpin, per il quale i due stavano progettando un futuro insieme.
“Sul caso Resinovich – ha proseguito De Nicolo – tutti parlano tranne noi che abbiamo scelto la via del silenzio. Il vero investigatore è la Squadra Mobile, dotata di veri investigatori: deve lavorare con pazienza, senza far trapelare nulla di quello che sta facendo. Molti altri fanno rumore, noi no”.
Nei prossimi giorni dovrebbero arrivare gli esiti degli esami tossicologici, definiti molto complessi dagli inquirenti; a quel punto il quadro sarà definitivamente più chiaro.