Mentre impazzano le ipotesi e i sospetti all’interno della cerchia dei parenti e degli amici di Liliana Resinovich, per avere risultati certi sul fronte delle indagini sulla morte della 63enne triestina ci vorrà ancora un mese.
La Procura, infatti, ha confermato che i termini per il deposito delle analisi tossicologiche e degli esami sui reperti trovati sul corpo senza vita della donna, sono stati prorogati di 30 giorni.
La richiesta è stata avanzata dagli esperti che stanno svolgendo gli accertamenti su incarico degli inquirenti, coordinati dalla pm Maddalena Chergia. Le indagini, nel frattempo, proseguono nel massimo riserbo.
Gli esami tossicologici erano stati disposti in occasione dell’autopsia, eseguita l’11 gennaio, ed erano inizialmente attesi in questi giorni. Gli altri esami sono, invece, stati eseguiti nel Gabinetto regionale di Polizia scientifica della Questura di Milano. Al centro delle analisi di natura biologica vari reperti, tra i quali gli indumenti intimi che indossava la donna al momento del ritrovamento, un guanto nero, una mascherina chirurgica e un cordino e altri esami biologici sul materiale organico prelevato nel corso delle precedenti analisi.