A due anni dalla tragica scomparsa di Giulio Regeni, il Procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone, affida le sue considerazioni sulla difficile inchiesta a una lettera, pubblicata da Corriere della Sera e Repubblica.
Per Pignatone, sono due i punti fermi: il ricercatore friulano è stato ucciso per le sue ricerche al Cairo ed è certo il ruolo dei servizi egiziani che, già nei mesi precedenti la sua morte, avevano concentrato su Giulio la loro attenzione.
Queste considerazioni sono state condivise anche con i colleghi egiziani. Un risultato che, due anni fa, non era per nulla scontato, scrive ancora Pignatone, che assicura come gli inquirenti italiani non intendano fermarsi, se non di fronte a una completa verità, pur nella consapevolezza dell’estrema difficoltà di questa indagine. Per fare definitivamente chiarezza, è quindi fondamentale ricostruire le ragioni della sua ricerca al Cairo, legata agli ambienti sindacali, e stabilire tutte le persone con le quali è entrato in contatto, perché alcuni di loro lo hanno tradito.
Per questo – prosegue Pignatone – è importante chiarire i rapporti con l’Università di Cambridge dato che ci sono evidenti contraddizioni tra quanto emerso dalle analisi sul suo pc e quanto dichiarato dalla sua tutor. Anche questa pista, grazie alla collaborazione con le autorità inglesi, è allo studio dei nostri investigatori.
Il Procuratore conclude la sua lettera con una rassicurazione ai genitori di Giulio: “Proseguiremo con il massimo impegno nel fare tutto quanto sarà necessario e utile affinché siano assicurati alla giustizia i responsabili del sequestro, delle torture e dell’omicidio di Giulio”.