Basta scorrere gli annunci pubblicati sui siti Internet per capire che la situazione è cambiata: sempre più italiani cercano di ovviare alla perdita del lavoro dedicandosi all’assistenza famigliare.
Ne abbiamo contattati un paio. Nel caso di Orietta, prima di dedicarsi alla professione di badante in provincia di Pordenone, lavorava come operaia. Perso il lavoro ha deciso di mettere a frutto la breve esperienza fatta in casa di riposo e con i propri genitori, gravemente ammalati. “Vista la difficoltà di trovare un impiego come operaia, ho cominciato a lavorare in una famiglia. Purtroppo anche questa opzione però sta evidenziando qualche difficoltà, perché il lavoro è calato molto. Mi aiuta il fatto che in questo settore conta molto il passa parola, la conoscenza diretta e molti in paese sanno che mi dedico all’assistenza di anziani. Inoltre, a mio favore gioca molto la sempre maggiore diffidenza verso gli stranieri, a causa di varie vicende che hanno colpito parecchi anziani”.
Contano le competenze e, soprattutto per il primo contatto le referenze: “Avere ottime referenze da parte delle famiglie dove ho lavorato in precedenza è molto importante. E poi, nel tempo, ho maturato buone competenze per quanto concerne le terapie, l’igiene e l’assistenza alla persona e la cura della casa. Conosco molti casi di friulane che hanno deciso di trovare lavoro nel settore dell’assistenza e penso che in futuro il loro numero continuerà a crescere”.
Che questo settore si presti molto al sommerso e a proposte al limite del verosimile lo capiamo quando troviamo un annuncio da parte di una famiglia che cerca una badante per 24 ore al giorno a un costo massimo di 500 euro, ignorando probabilmente che il minimo tabellare per la badante convivente è di 958 euro mensili, ai quali vanno aggiunti la tredicesima mensilità e un mese di ferie pagate. Troppi forse quelli previsti dal contratto, troppo pochi, al limite dello sfruttamento, quelli dell’inserzionista in questione.
Un altro contatto avviene con Irene, che lavora a Udine: “Gli anziani si fidano maggiormente degli italiani anche se a volte, ho avuto l’impressione che siano le badanti straniere ad essere più tutelate. Con loro si da per scontato che si debba sottoscrivere un contratto, mentre con gli italiani si da per scontato che possa essere fatto tutto in nero e non vogliono sottoscrivere un documento neppure se si tratta di un solo mese, necessario magari per sostituire una badante straniera andata in ferie. D’altro canto, gli italiani sono meno disponibili ad assistere 24 ore su 24 perché hanno una casa e una famiglia, ma di certo ci adattiamo ben volentieri. Io di professione ho sempre fatto la cuoca, ma se mi chiedono di fare da badante non mi tiro indietro”.