Attraversare a piedi, in solitaria, alcuni dei luoghi più inospitali del mondo, sopravvivendo in condizioni considerate oltre i limiti umani. E’ questa la missione, diventata ormai una ‘professione’, di Max Calderan, esploratore desertico estremo e trainer pordenonese.
Classe 1967, la sua vita è una costante lotta contro i paletti imposti dall’esterno. Ex manager di una multinazionale farmaceutica, laureato in Scienze motorie con 110 e lode e decorato al valore civile, è stato campione nazionale di pentathlon militare, prima di decidere di ‘votarsi’ alla sua personale sfida alla medicina sportiva convenzionale.
“Non ho mai accettato che qualcuno mi ponesse delle ‘barriere’, stabilendo a priori fin dove mi potevo spingere”, racconta. “E nel 2006 ho deciso di dimostrare, sul campo, che i limiti non esistono. Così, mi sono lanciato nella prima esplorazione in solitaria. Arrivando, in poco più di sei anni, a firmare imprese estreme finora mai ripetute”.
Qual è la molla che la spinge?
“La volontà di superare i limiti biologici e mentali, attraverso duri e innovativi allenamenti associati a particolari regimi alimentari. Il mio obiettivo è quello di rendere accessibile a quante più persone possibili la straordinaria esperienza che ho maturato, rielaborata in un percorso personalizzato applicabile nella vita di tutti i giorni”.
Quindi, per molti, rappresenta un modello da imitare?
“Diciamo che, a differenza di tanti formatori che parlano e basta, io ho scelto di mettere in pratica il mio metodo anche nelle condizioni più estreme. In questi anni ho ricevuto tante richieste di aiuto, portando diverse persone con me in montagna o nel deserto. Ma lo scopo non è quello di imitarmi. L’idea, in una sorta di ‘rivoluzione copernicana’, è che non esiste un sistema universale, ma ognuno di noi deve indagare dentro di sé, trovando la propria strada”.
Da dove si parte?
“Il principio è che la nostra vita è condizionata da molteplici fattori esterni, sociali e culturali. E nell’arco della giornata seguiamo delle ‘procedure standard’, senza riuscire mai a trovare soddisfazione. Per prendere consapevolezza di noi stessi e delle nostre esigenze, l’unica via possibile è quella di seguire un cammino personalizzato, nel quale anche l’istinto gioca un ruolo fondamentale. Prendiamo l’esempio del cibo: non può esistere una dieta valida per tutti! Perciò, a chi lo desidera, propongo una serie di test basati sull’analisi del Dna che permettono, attraverso i consigli di professionisti, di mettere a punto un regime alimentare assolutamente su misura”.
Accanto alla scienza, nella sue imprese c’è anche una forte spinta sociale…
“Sarebbe inutile avventurarmi in queste missioni se non riuscissi a veicolare il messaggio, ovvero che siamo più forti di quello che pensiamo o che ci fanno credere. E che non dobbiamo fermarci di fronte a nulla. Per i miei record ho scelto zone, come il Medio Oriente, nelle quali poter sperimentare con mano il concetto di reciproca conoscenza tra gruppi culturali diversi. E sono contento che le mie imprese siano state documentate anche da molti media internazionali, compresa un’emittente come Al Jazeera, diffusissima nei Paesi Arabi. L’idea, infatti, è che dobbiamo interagire, conoscere e sperimentare il ‘diverso’. Facendo un salto di qualità a livello culturale e imparando quanto più possibile dagli anziani”.
In questo percorso, come si concilia la vita familiare?
“Non è facile, se pensate che solo nel 2012 ho effettuato 137 voli all’estero. Ho tre figli e sono prossimo al terzo divorzio… ma sono felicemente fidanzato con una friulana doc, Valentina Calligaris, che mi ha permesso di ritornare alle origini, riscoprendo il piacere e il gusto delle cose semplici”.
Silvia De Michielis