Serve la pista da 1.100 metri e, soprattutto, non si possono buttare via 3 milioni e mezzo di euro in momenti di crisi.
E’ questo, in estrema sintesi, il messaggio lanciato ieri sera da Ester Iannis, dirigente dell’Isis Malignani nel corso della presentazione del progetto di valorizzazione dell’aeroporto Udine-Campoformido, dopo che nelle settimane scorse sulla stampa erano state pubblicate prese di posizione piuttosto preoccupate in merito, anche a causa della sostanziale assenza di dati certi.
La presentazione ha posto, finalmente, alcuni punti fermi. Quali? Sull’aeroporto esiste un progetto sostenuto oltre che dal Malignani pure dall’Enac (Ente nazionale per l’aviazione civile) e dalla Fondazione Lualdi, alla quale partecipa lo stesso Mailignani, costituita per svolgere, nell’ambito del compendio immobiliare denominato “Ex Aerocampo di Campoformido” o in altri luoghi del Friuli Venezia Giulia, attività didattiche consistenti in progetti di formazione nei settori delle nuove tecnologie, dell’aeronautica e dell’aerospazio, come anche attività espositive e museali finalizzate al recupero e alla valorizzazione della cultura e della storia aeronautica del territorio della regione e dell’ex aerocampo di Campoformido in particolare.
“Nel suo progetto di riqualificazione e messa in sicurezza dell’Aeroporto di Campoformido – si legge nel comunicato stampa diramato al termine dell’incontro – Enac ha previsto l’asfaltatura di una pista da 1.100 metri, proprio in quanto consona alle esigenze della aviazione generale moderna, dall’altro garanzia di un minor stress delle macchine, di una migliore capacità di raggiungere quota in minor tempo, di una maggiore sicurezza del velivolo in fase di decollo e di conseguenza anche del contesto circostante. Come è noto Enac ha stanziato 2,5 milioni di euro di cui 500 mila sono già stati investiti per il rifacimento dell’intera recinzione dell’aeroporto. Di fatto quindi il Malignani si è inserito in un progetto di riqualificazione già definito e finanziato da Enac a tutto vantaggio del territorio friulano, per favorire lo sviluppo di un’attività formativa. Alla licenza di manutentore aeronautico e in genere alla volontà di mantenere viva la passione per la cultura del volo si riconduce di fatto l’interesse dell’istituto udinese per il progetto di valorizzazione dell’aeroporto di Campoformido, un’area dove più propriamente rispetto a quanto fattibile presso l’officina della sede in viale Leonardo da Vinci , gli studenti potrebbero fare esperienza e ricerca sui velivoli più moderni, in materiale composito e dotati di una impiantistica recente e aggiornata con le moderne tecnologie. A questi studenti si aggiungono i 25 iscritti annualmente all’Its, l’Istituto tecnico superiore”.
C’è poi la questione del parco del volo. “L’attuale esposizione museale, accogliendo materiali didattici dell’Isis Malignani che non trovano posto nei locali dell’istituto, insiste sull’area di 9 ettari di proprietà della Regione, è nata con l’obiettivo di sollecitare l’attenzione verso il mondo aeronautico. Nell’area possono trovare posto un laboratorio di restauro di velivoli e motori che non possono più trovare spazio nella sede di viale da Vinci a Udine, ma anche e soprattutto laboratori di ricerca sulle energie rinnovabili, dove il Malignani ha esperienze riconosciute, con progetti condotti assieme all’Università di Udine. Il Parco del Volo quindi, come luogo che può attrarre capacità e gruppi di lavoro diversi, operativi nel settore della ricerca e sviluppo unica ancora di salvezza per l’economia locale e in futuro prioritari settori di inserimento lavorativo qualificato. Stride quindi – si sottolinea nel comunicato – con quanto sopra esposto il rifiuto da parte del territorio di ben 3 milioni e mezzo di euro messi a disposizione dallo stato, Enac, e dalla Fondazione Lualdi per un progetto di riqualificazione di un aeroporto che avrebbe sicure ricadute positive sia sul piano formativo e di conseguenza su quello futuro occupazionale, considerato che oggi si riferisce di una percentuale di giovani disoccupati che sfiora il 40 per cento. Ancora di più se si tiene in considerazione che in un futuro non troppo lontano la Regione riceverà l’intera area di 200 ettari da gestire, con il rischio che, vista la conclamata mancanza di fondi, il bene possa restare in stato di abbandono”.
Chiarite le motivazioni che spingono il Malignani a schierarsi apertamente a favore della pista da 1.100 metri, restano però aperti alcuni interrogativi e sorgono nuovi dubbi.
E’ vero che il rischio di abbandono dell’intera area è tutt’altro che remoto, ma è altrettanto vero che il Piano di rischio, attualmente in vigore, è stato redatto tenendo conto della pista da 750 metri, come spiegato chiaramente dal sindaco di Campoformido. Servirebbe dunque un nuovo Piano di rischio, ma in ogni caso le case di Villa primavera non potranno essere certo abbattute, anche ammettendo che si voglia a tutti i costi optare per la pista più lunga. C’è poi il punto interrogativo su cosa si voglia fare dentro l’aeroporto, vista l’insistenza con la quale si fa riferimento a strutture di vario genere, compresi laboratori di ricerca, e ricordando i progetti pubblicati in passato che avevano molto a che fare con il settore immobiliare che non con quello del volo. Sono questioni di non poco conto sulle quali la Regione dovrà fornire risposte precise.