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“Una cattiva notizia: abbiamo subito un tentativo di effrazione”. Comincia così il post sulla pagina ufficiale Facebook del comitato Bunker San Michele di Cotici in comune di Savogna d’Isonzo. Il comitato dal giugno 2015, in seno all’Associazione Nazionale Fanti d’Arresto e per convenzione con la Provincia di Gorizia, conduttore del bene in locazione dall’Agenzia del Demanio, si occupa a titolo volontario del restauro, della conservazione e della custodia di due costruzioni della fortificazione permanente del confine nord-orientale, fino al 1993 presidiate da reparti della fanteria d’arresto, una specializzazione dell’Arma di fanteria dell’Esercito Italiano, in seguito soppressa.
“Ignoti si sono accaniti sui lucchetti, danneggiandoli – prosegue il post -. La buona notizia è che adeguati accorgimenti hanno scongiurato ogni accesso ai locali. Abbiamo subito riparato il danno e sporto denuncia. Rimane il dispiacere per un gesto incommentabile. Pur essendo un’evenienza nei confronti della quale ci siamo sempre tenuti pronti, la ritenevamo ormai improbabile”.
“Siamo invece molto sorpresi da come qualcuno abbia voluto prendere di mira un sito liberamente visitabile (covid permettendo) e in attiva e palese manutenzione: avevamo da poco provveduto al taglio della vegetazione infestante. Nonostante questo spiacevole evento, il nostro impegno prosegue invariato – conclude il post -. Le attuali circostanze ci impongono di rimandare ancora le aperture al pubblico, ma abbiamo nuovi approfondimenti in preparazione – non si faranno attendere a lungo“.
La storia
I bunker, correttamente detti “postazioni”, fanno parte dell’opera “Monte San Michele”, sita nella frazione di Cotici del comune di Savogna d’Isonzo (GO), un raggruppamento che ne conta sei in totale, a cui si aggiungono altre costruzioni accessorie. Sono due manufatti in cemento armato, realizzati a fine anni ’60 con la tecnica del “cut and cover” e interrati: la M4 e il PCO.
La M4 è una “postazione per mitragliatrice in cupola a 4 feritoie”, una spessa volta in acciaio atta a ospitare due mitragliatrici (una Breda Mod. 37 in origine, successivamente una MG42/59). Questa sovrasta il ricovero sotterraneo per il pacchetto e altri locali accessori.
Il PCO è un “Posto Comando Osservatorio”. Questo costituisce, in ogni opera, il luogo dove giungevano tutte le comunicazioni da e per essa, concorrendo a delineare il momento operativo. Dal PCO si cooordinavano il fuoco delle postazioni e le operazioni di difesa vicina, compito ciascuno di due distini plotoni.
Tale scopo veniva raggiunto con una combinazione di collegamenti telefonici (interrati nell’ambito dell’opera, volanti per i collegamenti all’esterno) e tramite apparati radio.
Il PCO si trova sulla sommità del monte Škofnik, un’anticima del più noto monte San Michele. Per la sua posizione strategica (domina la soglia di Gorizia, la valle del Vipacco e l’altopiano di Lokvica), unico nel suo genere è dotato di un “posto comando per truppe campali”, che ne raddoppia specularmente i locali, aggiungendo un osservatorio di artiglieria, sia ottico che dotato di un radar di sorveglianza al suolo. Quest’ultimo, un AN/TPS-33 di contenute dimensioni, era situato in un pozzo dotato di montacarichi, che ne permetteva l’esposizione per il solo tempo necessario.
Il posto comando, costruito su due piani, ha al piano inferiore il suo nucleo: i due ricoveri comando, protetti da una volta semicircolare di spesso cemento armato e dal terreno soprastante.
Al piano superiore, vari locali tecnico-logistici, tra cui uno per il gruppo elettrogeno, un deposito carburanti, un locale per la decontaminazione dagli agenti NBC, uno per l’impianto di filtraggio dell’aria (che, assieme a un sistema di porte stagne, rende possibile il mantenimento di un gradiente di pressione positivo tra i locali interni e l’esterno).
L’osservatorio della fortificazione, distinto da quello di artiglieria (cosiddetto “particolare”), è alloggiato in una cupola di foggia simile a quella della postazione per mitragliatrice, ma di dimensioni inferiori: il suo “abitacolo” è infatti tale da poter ospitare una persona, provvista di collegamento telefonico col sottostante ricovero comando.
Entrambe le postazioni sono degli importanti testimoni del loro periodo storico, la Guerra Fredda; delle soluzioni tecnologiche impiegate e di una talvolta trascurata componente della strategia di difesa allora adottata.