Il lavoro c’è, ma non in Friuli. Diversi Paesi, per rimanere soltanto in Europa, continuano ad assumere e cercano lavoratori proprio all’interno dell’Unione. Basti pensare che sul portale comunitario di mobilità professionale Eures sono inseriti oltre 1,3 milioni di annunci di offerta di lavoro.
Le figure professionali richieste sono molto variegate. In Germania, soprattutto, ma anche in altri Paesi del Nord Europa, come Danimarca e Olanda, grosse industrie cercano ingegneri, specializzati in elettronica, come in meccanica o aeronautica. Nel Regno Unito, non soltanto nell’area londinese, gli ospedali, invece, sono pronti ad assumere medici e infermieri.
In Francia la richiesta meno identificabile, anche se gli annunci riguardano spesso l’ambito sanitario, come quelli riguardanti fisioterapisti. La Spagna, nonostante la sua economia sia in sofferenza come quella italiana, per la stagione estiva sono diversi i villaggi turistici che chiedono personale italiano.
C’è, poi, l’ampio capitolo dei lavori sulle navi da crociera, appartenenti spesso ad armatori italiani. In questo caso, gli annunci riguardano soprattutto cuochi, barman e animatori.
Oggi i processi di selezione e assunzione di personale consentono di annullare le distanze. Anche dal Friuli, quindi, è possibile mettersi a caccia di un posto di lavoro all’estero. È una forma di emigrazione, che riguarda sempre più spesso persone ad alta qualificazione, con una minima conoscenza della lingua, indispensabile l’inglese, non necessariamente giovani e alla prima esperienza.
La carica degli over 50
Sempre più persone si rivolgono allo sportello Eures della Provincia di Pordenone. Se, in passato, erano soprattutto giovani alle prime esperienze lavorative a informarsi per un’occupazione all’estero, oggi il panorama degli utenti è sempre più variegato: non soltanto professionisti qualificati, ma anche cinquantenni che giungono qui dopo aver bussato invano tutte le porte nella nostra regione.
Ecco, così, definirsi più dettagliatamente chi guarda all’estero come occasione di trovare un lavoro che qui non c’è più. In una prima categoria rientrano i giovanissimi, spesso alla prima esperienza o addirittura ancora studenti. In questo caso, lo sportello Eures, che non è competente per i minorenni, li indirizza verso le strutture specializzate in percorsi formativi o di scambio di esperienze in altri Paesi.
C’è, poi, una sempre più ampia categoria di professionisti e lavoratori qualificati, di solito attorno ai quarant’anni, pronti a trasferirsi all’estero in cerca di miglioramenti di carriera o per ricollocarsi perché l’azienda locale in cui lavoravano ha dovuto chiudere i battenti. Si tratta di persone già ‘scafate’ per un orizzonte lavorativo globale.
La terza categoria, invece, rappresenta un chiaro segnale di allarme sociale. Infatti, sono sempre più gli over 50, disoccupati spesso primi di un’adeguata conoscenza nelle lingue straniere, che bussano allo sportello Eures. Arrivano qui come ‘ultima spiaggia’, dopo aver scandagliato tutte le possibilità di nuova assunzione nella realtà locale.
Rossano Cattivello
15 giugno 2013