Manzano, la Capitale della sedia sta cambiando pelle ed è impegnata in una difficile opera di rinnovamento alla ricerca di un rilancio che permetta ai manzanesi di affrontare il futuro con più serenità. Di questa sfida abbiamo parlato con il sindaco Mauro Iacumin.
Come presenterebbe, in poche parole, il suo territorio a un visitatore?
“Gli consiglierei, per prima cosa, di salire sulla collina dell’abbazia di Rosazzo e ammirare le splendide colline che circondano Manzano e il fiume Natisone. E poi direi che abbiamo una storia importante e che si possono ammirare le bellezze naturali degne di nota. E, perché no, gli racconterei delle nostre produzioni agricole e dell’offerta enogastronomica di alto livello”.
E poi c’è la vostra economia.
“Manzano continua ad essere il centro regionale di produzione della sedia. La crisi lo ha ridimensionato, ma assieme a San Giovanni al Natisone, restaimo la massima espressione della qualità nell’arredo, in termini di produzione e design. Chi ha bisogno di prodotti particolari si rivolge alle nostre aziende perché il made in Manzano è ancora un valore aggiunto importante”.
La sua elezione ha dato un segnale di novità in politica. A distanza di un anno è riuscito a fare ciò che sperava?
“Solo in parte, perché il mondo della burocrazia impone i suoi ritmi e ci vogliono, ovviamente, anche i soldi. Prima di tutto abbiamo completato le opere già avviate. Ciò che conta però è che abbiamo avviato un ragionamento sul da farsi e i frutti si vedranno nei prossimi anni. Prima di tutto puntiamo ad una maggiore apertura verso le realtà limitrofe perché abbiamo sempre pensato che da soli si va poco lontani ed è bene collaborare in termini di visione strategica e di uso del territorio”.
Questa visione è anche il segnale di un cambio di mentalità che dal ‘fare da soli’ passa all’unione delle forze?
“Sicuramente sì, anche perché ci stiamo impegnando in progetti transfrontalieri come il Parco del Natisone, che coinvolge Comuni italiani e sloveni, grazie anche alla collaborazione della Regione. L’intenzione è di rendere il Natisone un valore aggiunto dal punto di vista ambientale e turistico. Un visitatore non si ferma per alcuni giorni in paesi come i nostri, ma se si crea un percorso dove l’offerta è varia, allora i turisti non mancheranno”.
Meno capannoni e più territorio è uno slogan verosimile?
“E’ è meglio dire che dobbiamo usare bene i capannoni che abbiamo e non ne servono di nuovi. Riuscire a sfruttare a fondo le nostre infrastrutture sarebbe già un ottimo risultato e ci permetterebbe di non consumare altro territorio. Sarebbe anche importante riutilizzare e riconvertire le aree industriali più centrali per fornire loro un valore aggiunto e impegnarsi per valorizzare le aree industriali esterne, completando le infrastrutture e rendendole così più appetibili a chi vuole insediarsi in questo territorio”.
La situazione politica è più serena?
“Stiamo dando un segnale importante: anche in municipio tira aria nuova e c’è una mentalità diversa rispetto al passato. Tutti devono comprendere che è il momento giusto per collaborare e rimboccarsi le maniche, puntando a un obbiettivo condiviso”.