Un pranzo comunitario per lasciarsi alle spalle le polemiche e possibilmente superare paura e diffidenza. E’ quello che verrà organizzato domenica nella sede degli alpini a Musi, frazione del Comune di Lusevera salita agli onori delle cronache poiché conta più profughi accolti, 8, che residenti, 6.
Un momento conviviale al quale sono stati invitati i migranti arrivati in paese alla fine dello scorso anno, i residenti e le persone che a Musi trascorrono solo il fine settimana. Ci sarà anche il Prefetto di Udine Vittorio Zappalorto (nella foto), che in questo modo intende lanciare un messaggio distensivo alla comunità, più volte lamentatasi per l’arrivo non annunciato dei profughi. Sarà presente naturalmente anche il sindaco di Lusevera, Guido Marchiol, convinto che sulla presenza degli stranieri sia stato montato un caso mediatico sul nulla.
“Sono venute in paese tutte le testate nazionali – afferma il primo cittadino. Abbiamo visto le telecamere di diverse televisioni. E’ giunto il momento di superare polemiche e guardare avanti”.
Gli 8 migranti, pakistanti ed afghani, di età compresa tra i 20 ed i 28 anni, sono ospiti di una struttura di proprietà della comunità Pinocchio di Brescia.
“La stessa che durante l’estate – fa sapere il sindaco – accoglie oltre una ventina di ragazzi con problemi di tossicodipendenza, senza che mai nessuno abbia storto il naso. Così come nessuno ha mai avuto nulla da ridire sui 17 migranti presenti in un’altra frazione del nostro Comune, Vedronza, che conta una settantina di abitanti”.
L’iniziativa del pranzo, precisa il sindaco, è nata da Renato Spaggiari, coordinatore della Festa per un amico, evento che si tiene da diversi anni per raccogliere fondi a scopo benefico. Ha trovato poi il sostegno dell’Unione Emigranti Sloveni. Venuto a sapere dell’iniziativa, il Prefetto Zappalorto ha manifestato il desiderio di partecipare al momento conviviale. “Ed è stato un piacere invitarlo” precisa Marchiol.
“Saranno le donne del paese a preparare il pranzo – racconta il sindaco. Ai migranti saranno proposti tra l’altro frico e polenta, che non hanno ancora assaggiato, e un arrosto, rigorosamente di vitello e non di maiale, per rispettare il loro credo”.
Sia mai che un pranzo pacificatore si trasformi in pomo della discordia.