Valcanale e Canal del Ferro ricordano l’alluvione del 29 agosto 2003, che cambiò per sempre il volto di quel fazzoletto di Friuli – sette i Comuni interessati – provocando oltre 500 sfollati, con la caserma ‘La Marmora’ di Tarvisio come quartier generale dell’accoglienza. A 14 anni da quella tragedia, il primo pensiero va alle vittime, Gerti Schnabl e Bruno Urli, deceduti a causa della furia dell’acqua.
Oggi, sul territorio si sono rimarginate le ferite del tragico avvenimento. Ma la memoria ha ancora scolpite, nitide, le immagini di quel giorno di fine estate. Il cielo, quel pomeriggio, era strano. L’estate stessa non si era rivelata ‘normale’, caratterizzata da un’ondata di caldo sconosciuto sulle nostre montagne.
Nuvoloni grigi, carichi di sinistri presagi si erano addensati da Moggio a Tarvisio. Poco dopo le 16, sembrava quasi già notte. Finché, tutta la furia di tante giornate secche si è liberata con forza bruta su Valcanale e Canal del Ferro. La rabbia di Giove Pluvio ha scaricato su Pontebba 400 millimetri d’acqua in poche ore, troppe perché il territorio riuscisse a fronteggiarle.
Il fiume Fella, come impazzito, è uscito dal suo alveo, squarciando la Statale 13 con ferite che rimarranno a lungo ben visibili, portando distruzione in tutti i paesi; lo stesso hanno fatto altri corsi d’acqua, troppo a lungo trascurati con incuria colpevole. Il torrente Uque, in particolare, oltre alla devastazione di Ugovizza ha anche fatto una vittima, mentre le frane di montagna si portavano via un’altra vita a Malborghetto. La montagna, in segno di ribellione, ha riversato a valle colate di fango e massi, capaci di sommergere paesi, fiducia, case costruite con fatica. Con le tenebre incombenti, era cominciata la nottata del 29 agosto, ore difficili di paura e smarrimento.
Al mattino dopo, mentre il centro di Ugovizza era invaso dallo sciabordio sinistro del torrente Uque, che mandava a sbattere, sugli edifici del centro pezzi di campanile, crollato sotto la furia delle acque, tutti erano già in con le pale in mano, per liberare il paese dal fango e il cuore dalla paura.
Una grande, spontanea macchina di solidarietà, coordinata dai sindaci del territorio, guidati dal Commissario regionale Gianfranco Moretton, e vissuta da tutti senza risparmiarsi. Un grande aiuto, come spesso accade, è arrivato da oltreconfine, da Austria e Slovenia, con tante persone accorse sul territorio per rendersi utili.
E poi, ci sono i simboli di questa tragedia. Bruno Urli, 49 anni, di Malborghetto, era un uomo dal cuore grande e la sua generosità gli è stata purtroppo fatale: mentre stava prendendo pala e attrezzi per aiutare i compaesani più in difficoltà nella furia del maltempo, è stato travolto da una colata di fango e detriti dietro casa, una fine lenta e soprattutto ingiusta.
La voce da usignolo di Gerti Schnabl, componente del celebre ‘Ottetto Lussari’, ha smesso di cantare quando l’Uque l’ha sorpresa in garage, non lasciandole scampo e trascinandola, come estremo sfregio, per tre chilometri. Sono le due vittime dell’alluvione, e il loro ricordo ancora gravita chiaro in questa valle.
Valore simbolico anche per i due angeli all’ingresso dell’abitato di Pietratagliata, frazione di Pontebba: la rabbia delle acque li ha risparmiati, lasciandoli a vegliare su un paese dapprima isolato dal crollo del ponte e poi tornato alla (quasi) normalità. Anche la Statale 13, profondamente squarciata dall’incontenibile Fella, riassume molto bene quanto l’alluvione 2003 abbia messo a dura prova territori e gente che non sono disposti a mollare.
Le foto scattate da Alessandro Di Giusto a pochi giorni dalla tragedia