Ha accolto in pompa magna Mario Monti nella sua Pordenone e ora si appresta a costituire con un “terzo polo” centrista e autonomista la vera incognita delle regionali di aprile.
Con un fitto dialogo a 360 gradi con Ferruccio Saro, e voci insistenti di un’attenzione al progetto da parte di big come Sergio Cecotti e Cristiana Compagno.
Gianfranco Moretton vuol restare il “centro di gravità permanente” della politica regionale, e sta lavorando per questo.
Consigliere Moretton, partiamo dall’addio al Pd. Era evitabile? Solo questione della mancata deroga per le primarie o i dissidi erano più profondi?
“La mia é stata una scelta meditata da tempo; il progetto originario di Veltroni é stato completamente snaturato. Oggi il PD non é più quel partito europeo che doveva diventare in origine. Se poi mettiamo in conto il suo spostamento politico a sinistra e la perdita della sua vocazione di inclusione delle diverse sensibilità interne (cancellazione dei Liberal e quasi totale annullamento del popolarismo democratico), il gioco é fatto!”.
Lei, Flavio Pertoldi e Alessandro Maran siete perdite di grande rilievo per il Pd. L’emorragia di notabili è finita qui o dobbiamo aspettarci altri esodi?
“L’esodo dal PD di iscritti e amministratori locali continua perché il livello di disaffezione é elevato e non escludo che presto ci potranno essere altre sorprese”.
Ora lei è tra i fautori più decisi del nuovo esperimento montiano in Regione. Le politiche sono alle porte, ma che prospettive ci sono a livello regionale di costruire un esperimento politico originale che abbia anche delle possibilità di successo?
“L’idea è di creare un laboratorio politico che parta dal ripensare la nostra autonomia in chiave moderna senza la quale, le prospettive di crescita e sviluppo economico, sociale e culturale, saranno inesorabilmente destinate a peggiorare. Quindi l’insieme di più soggetti e movimenti politici, compresa anche l’esperienza Monti, dovranno garantire il perseguimento delle specificità del nostro regionalismo, recuperando i gravi danni arrecati alla nostra specialità dal governo Tondo”.
Vista la legge elettorale regionale un candidato governatore “terzo” rispetto a Tondo e Serracchiani allo stato attuale sarebbe molto probabilmente condannato a restar fuori. Avete già in mente chi potrebbe prestarsi a fare l’“agnello sacrificale”?
“Stiamo lavorando per contendere la Regione agli altri competitori attraverso un progetto riformista di forte autonomia con un candidato alla Presidenza autorevole, preparato, grande conoscitore del territorio e delle sue diversità”.
Lei è stato fra i maggiori detrattori della giunta e della politica di Tondo, dall’altro è stato tra i critici più severi della Serracchiani nel suo mandato da segretario. E’ del tutto implausibile un accordo pre o post elettorale con uno dei due?
“Il sistema elettorale regionale consente al vincitore di governare senza l’apporto di chicchessia stante il consistente premio di maggioranza”.
Si fa un gran parlare di “società civile” in campo ma finora la pattuglia montiana in Regione è fatta più da politici che da “cittadini”. Perché Monti non fa ancora presa? Tondo e Serracchiani si organizzano a loro volta per pescare nel civismo. Questo vi complicherà il compito?
“Chi come noi ha acquisito esperienza politica e capacità organizzativa ha messo a disposizione del progetto queste caratteristiche con la volontà di connotare le liste con rappresentanze sia di società civile, giovani ed esperienze”.
Quali sono le fondamenta su cui articolerete il programma alternativo ai due poli per le elezioni di aprile?
“Recupero dell’autonomia legislativa e del federalismo fiscale regionale, molto depotenziata dal centro-destra in questa legislatura, fondamentale per rilanciare il sistema Friuli Venezia Giulia con un programma di vera crescita, sviluppo e ammodernamento della Regione”.
Lei è il politico che a unanime giudizio conosce meglio la macchina della Regione e le disponibilità di cassa dell’ente. In che situazione si trova oggi il Friuli Venezia Giulia e quali sono le priorità da attuare nei primi 100 giorni?
“La situazione della Regione è assai precaria per la perdita di autorevolezza nei rapporti con il livello nazionale e per la perdita di molte risorse finanziarie causa l’improvvida azione politica di Tondo, vedi l’accordo capestro con il ministro Tremonti.
I primi 100 giorni saranno caratterizzati da un nuovo accordo con il Governo nazionale per un diverso patto di stabilità per rilanciare l’economia attraverso gli enti locali e la cancellazione della legge che costringe la Regione a versare 370 milioni strutturali per un federalismo fiscale nazionale mai nato”.
Walter Tomada
11 febbraio 2013