“Siamo stati profeti: avevamo capito già quattro anni fa, quando mi dimisi dalla giunta Di Piazza per creare Un’Altra Trieste e poi Un’Altra Regione, che il sistema dei partiti era decotto e stava implodendo”.
La corsa di Franco Bandelli per dar l’assalto alla Regione parte da lontano, “ma io sono un maratoneta e la resistenza non mi manca” dice il candidato che nel 2011 diede una spallata decisiva al centrodestra triestino demolendo la candidatura di Roberto Antonione.
“Da allora – racconta – ho percorso decine di migliaia di chilometri per la regione per dare radicamento al movimento e la qualità delle nostre liste ci garantirà ottimi risultati”.
Quali sono le ragioni che la spingono a proporsi come candidato presidente?
“L’orgoglio di poter dire che, mentre tutte le altre forze politiche discutono di nomi più o meno presentabili da candidare, noi soli stiamo parlando di temi. Noi ci proponiamo per cambiare volto alla Regione senza compromessi coi partiti. E noi soli abbiamo la credibilità per farlo”.
Cosa vi distingue dai grillini?
“Comprendiamo perché tanti elettori alle politiche hanno riversato la loro delusione sul Movimento 5 Stelle. Qui però non basta la protesta, bisogna costruire un’alternativa di amministrazione seria e competente, che all’onestà unisca esperienza e visione politica. Io guido una forza che possiede queste virtù, perciò dico agli elettori: il vero Grillo di questa regione sono io”.
Che effetto le farà ritrovare da avversario Di Piazza?
“Mi dispiace soltanto di non poter fare la gara con lui a livello di preferenze. L’avrei asfaltato. Ma troverà altri (il riferimento è alla capolista Alessia Rosolen, ndr) che gli mostreranno la dura realtà. Fa solo specie che abbia trovato posto in una civica nata per travestire pezzi di Pdl in libera uscita, ma comunque legati alla casa madre. Gli elettori, però, non sono stupidi e camuffarsi da civica è un trucco che non funziona più”.
Accusati di ‘triestinismo’, avete cercato l’alleanza con gli autonomisti. Con che esito?
“Ottimo. I candidati di molte forze autonomiste ci aiuteranno a portare a termine un progetto di riforma degli enti locali che intendiamo sostenere fino in fondo, il progetto di una città metropolitana per Trieste e una forma di aggregazione per macroambiti come i vecchi mandamenti per il Friuli, con un referendum per capire cosa vorrà fare il Monfalconese. I sindaci resteranno in ogni paese: sono le giunte che non servono, e i servizi che si devono aggregare. Ma se alle comunità togliamo rappresentanza, l’identità si perde”.
Il Front Furlan però si è tirato fuori …
“Peccato. Ma le ragioni dell’intesa che avevamo sottoscritto restano valide: il loro voto con noi non andrà disperso”.
Su Udine, il radicamento viene anche dalla presenza di Daniele Franz, pur non essendo, il suo, un nome nuovo.
“Daniele è un amico ed è una risorsa politica per questa regione. E’ uno che ha saputo farsi da parte presagendo il disastro a cui andava incontro il centrodestra e ora può riproporsi con la faccia pulita e con un’esperienza e una competenza da far invidia. Ma su Udine possiamo contare su tanti altri candidati validi, con in testa un uomo di spessore come Michele Zanolla, che sarà premiato per le sue qualità umane e politiche”.
Quali sono i punti più significativi del vostro programma per il Friuli Venezia Giulia?
“Il punto che sta raccogliendo più consensi è il fondo salva cittadini, che è il contrario del reddito di cittadinanza perché premia solo chi ha una posizione Inps da almeno 5 anni. In questo modo si premia chi è effettivamente rimasto senza lavoro. Intendiamo poi proporre il mutuo sociale per incentivare davvero la famiglia. Se serve stimolare la natalità, non possiamo non costruire le condizioni affinché i giovani possano metter su casa. La Regione assumerà su di sé il carico fideiussorio”.
Cosa si sente di promettere se sarà eletto governatore?
“Il nostro impegno sovrano sarà perché i giovani trovino risposte alle loro legittime aspirazioni grazie ad efficaci politiche per il lavoro. Siamo contro la distruzione di eccellenze come la sanità regionale, contro le infrastrutture calate dall’alto senza pianificazione energetica o finanziaria adeguata e soprattutto per una riduzione drastica dei costi della politica. I consiglieri regionali saranno pagati come i sindaci dei capoluoghi e gli assessori non saranno più esterni”.
Walter Tomada
31 marzo 2013