A dieci anni dalla fine della leva obbligatoria per i ragazzi italiani, tracciare il bilancio di cosa abbia significato per la nostra regione e di quali possano essere gli scenari del prossimo futuro non è semplice. Per orientarci, abbiamo chiesto aiuto a Gianluca Volpi, ricercatore di Storia dell’Europa orientale al Dipartimento di Scienze umane all’Università di Udine, specializzato in storia militare.
“Negli anni della leva obbligatoria, il Friuli era letteralmente tappezzato di soldati – commenta lo storico -. Il peso delle servitù militari era gravoso per l’intero territorio. Senza contare che questi vincoli tenevano lontani gli investitori di altre regioni italiane o stranieri. Dopo il terremoto del 1976 e, ancora, dopo la fine della Guerra fredda, questa situazione si è sbloccata e sono arrivati i capitali che hanno cambiato il volto del Friuli”.
Certo, l’economia del territorio, con i soldati che, in libera uscita, frequentavano bar, cinema e pizzerie, si giovava della presenza dei militari. “D’altro canto mantenere un esercito di leva significava generare molte spese e altrettanti sprechi, a diversi livelli, per l’intero Paese – prosegue l’esperto -. Si può dire che i soldati di leva servissero a mantenere le caserme”.
L’aspetto sociale della leva obbligatoria non è di minore importanza. “Sono stati molti i giovani di altre regioni che si sono spostati con ragazze del Fvg e poi sono rimasti a vivere dalle nostre parti. Il risultato è stato l’apertura verso stili di vita diversi. Per esempio, quello che affascinava le friulane credo che fosse il modo di corteggiare, soprattutto dei ragazzi del centro sud, più attento alle esigenze femminili. Al di là dei luoghi comuni, invece l’esperienza della leva avrebbe potuto essere davvero formativa per i giovani, ma in molti casi non lo è stata”.
Per il futuro si può mettere a frutto l’esperienza del passato? “Dipende dalla politica. In Europa si prospetta la necessità di un esercito unico, affiancato da milizie territoriali. Oggi, ritengo che sarebbe più formativo per i giovani, maschi e femmine, senza distinzioni, un periodo di alcuni mesi, regolarmente retribuito, in cui imparare gli elementi fondamentali delle operazioni di protezione civile”.
Il volto del Friuli cambiò con i militari
Gianluca Volpi, ricercatore di Storia dell’Europa orientale all’Università di Udine, specializzato in storia militare, ipotizza scenari futuri per il Fvg, dopo l'addio alla leva obbligatoria
84
articolo precedente