Una manifestazione a sostegno delle donne musulmane criticate una settimana fa perché facevano il bagno in mare vestite, si è svolta stamani al Pedocin, lo storico stabilimento balneare di Trieste dove un muro divide uomini e donne. Proprio qui domenica scorsa, nel settore femminile, un piccolo gruppo di signore vestite era stato fortemente criticato da alcune donne triestine. Una cinquantina di donne sono entrate in acqua con i vestiti addosso, in segno di solidarietà. Alcune, sulla spiaggia, hanno anche esposto un cartello: “Inquina di più un vestito o una nave da crociera?”. Il cartello era la risposta a chi nei giorni scorsi aveva sostenuto che non sarebbe igienico fare il bagno con i vestiti addosso.
Stamani la manifestazione si è svolta in un clima tranquillo, quasi festoso, tra la folla che la domenica assiepa il lido la Lanterna. Le donne sono arrivate accogliendo l’invito alla mobilitazione che da giorni circolava insistentemente in rete e senza alcuna organizzazione specifica: un flashmob partito dal basso e senza adesioni formali da parte di associazioni o partiti politici. Un mese fa era accaduto lo steso a Monfalcone. Non si è fatta attendere la risposta della Lega. “I cittadini sono stanchi e chiedono regole. La sinistra questo non lo ha ancora capito e accusa sia i cittadini sia noi della Lega di essere islamofobici e razzisti – è il commento del senatore e coordinatore della Lega FVG Marco Dreosto -. Accuse che ovviamente rispediamo al mittente. Per noi è una questione di decoro urbano, una questione igienica e una questione di diritti delle donne che non possono essere obbligate a fare il bagno totalmente velate a temperature proibitive”.