Si è aperto oggi al Tribunale a Udine il processo a carico del cittadino afgano Jamil Shaliwal, accusato di aver ceduto la dose di eroina gialla che, lo scorso 3 ottobre, ha provocato la morte di Alice per overdose. La 16enne friulana era stata trovata morta in un bagno della stazione dei treni di Udine.
L’uomo è accusato della cessione dello stupefacente e della morte come conseguenza, non voluta, di altro delitto. Si sono costituiti parte civile i genitori e le sorelle.
Tra gli atti prodotti dal pm Gondolo una serie di immagini estrapolate dal sistema di videosorveglianza della zona della stazione. Drammatica la ricostruzione in aula dell’agente della Polizia Ferroviaria dei quei drammatici minuti. Rientrato da una scorta a un convoglio, raggiunge il bagno e nota quella che ha definito essere quasi una bambina con un paio di leggings neri e una maglia bianca.
Viene subito praticato il massaggio cardiaco. La ragazza ha gli occhi sbarrati, il battito cardiaco è assente. Vengono fermati due medici in transito lungo il marciapiede. Provano per tre volte a rianimarla con il defibrillatore. Nulla da fare. Il personale medico decreta il decesso alle 18.20. All’interno dei servizi igienici, nella turca, c’è una siringa: uno sciacquone se la porta via.
Nella ricostruzione c’è anche il dramma del padre, che viene portato di fronte al corpo della figlia per il riconoscimento.
È stato sentito a porte chiuse anche il fidanzatino minorenne di Alice, che si trovava assieme a lei negli ultimi, tragici minuti di vita della ragazza.
Presente in aula l’imputato, mentre non c’era la mamma della giovane.
Il primo atto del processo ha portato a galla di nuovo gli orribili ricordi di quel giorno. Le prossime udienze si terranno giovedì 20 e il giovedì 27 giugno. Il calendario è molto fitto poiché la misura cautelare nei confronti dell’imputato scade il 19 settembre.