L’Odissea processuale per l’incidente in cui nel 2015 un bambino di 3 anni e mezzo rischiò di annegare nella piscina di Gemona e rimase semiparalizzato è giunta finalmente a una conclusione. Il giudice del Tribunale di Udine Giulia Pussini ha confermato la sentenza del giudice di pace di Tolmezzo: la 48enne Iris Gaier, allora presidente dell’associazione che gestiva la struttura, il 27enne Valerio Forgiarini, istruttore di nuoto, sono responsabili delle lesioni gravissime subite dal piccolo. I due erano stati condannati a una multa e al versamento alla famiglia di una provvisionale di 30mila euro.
Prima della discussione, la quinta in 7 anni, la donna ha chiesto scusa ai genitori da parte dell’associazione, affermando di essersi occupata solo di questioni amministrative e non dell’attrezzatura e del metodo d’insegnamento. L’istruttore ha dichiarato di non saper dare una spiegazione dell’accaduto e che l’incidente ha segnato per sempre la sua vita.
Il pm e il rappresentante della famiglia, l’avvocato Barbara Zilli, hanno sottolineato la responsabilità dell’istruttore e della presidente. Il primo per una negligenza nella sorveglianza, la seconda perché a conoscenza, tra le altre cose, dell’utilizzo del dispositivo che avrebbe causato l’incidente, una sorta di ‘tartaruga’ artigianale usata per il galleggiamento.
Nell’arringa, il difensore, l’avvocato Emanuela Rosanda, ha chiesto l’assoluzione, ribattendo che le questioni tecniche non erano di competenza della presidente, ma della coordinatrice dell’associazione, e che l’istruttore aveva perso di vista il piccolo solo per pochi attimi per sorvegliare altri bambini. E che, in ogni caso, non è stato provato il nesso di causalità tra il comportamento dei due e l’incidente.