Chiesta l’archiviazione per la maxi-inchiesta aperta, nel 2018, dalla Procura della Repubblica di Udine sulla moria di api, che aveva visto coinvolti circa 400 agricoltori, in gran parte della Media pianura friulana, per una superficie complessiva di terreni coltivati attorno ai mille ettari. L’ipotesi era quella di inquinamento ambientale a causa dell’uso non conforme di un fitofarmaco, nocivo per gli insetti.
“Le indagini, fin dall’inizio, sono apparse molto complesse”, ha spiegato il Procuratore capo, Antonio De Nicolo, “sia in linea di diritto, avendo come riferimento ipotesi di reato introdotte da poco nell’ordinamento e costruite dal legislatore con una terminologia di non facile decifrazione, sia in punto di fatto, essendo iniziate dopo che le semine erano già state effettuate”.
“L’inchiesta – precisa in una nota De Nicolo – “ha comunque acceso un faro sul massiccio uso in agricoltura di sementi conciate con uno specifico fitofarmaco, dannoso non soltanto per le api e per le altre specie animali, ma anche per l’uomo. Tant’è che alcuni agricoltori, maneggiando i prodotti e sottovalutando gli avvertimenti riportati nelle rispettive etichette, avevano accusato disturbi e malesseri. La pericolosità del fitofarmaco è stata poi certificata dai competenti organismi dell’Unione europea, che con autonoma valutazione dei dati acquisiti, ne hanno successivamente vietato l’uso”.
“Rimangono ferme, e anzi potranno venire applicate con immediatezza, le sanzioni amministrative dovute per le irregolarità emerse durante l’indagine” conclude la nota della Procura, “in particolare quelle connesse con la violazione degli impegni di condizionalità ambientale da parte dei percettori di finanziamenti della Politica agricola comune dell’Ue”.