Il disboscamento avvenuto nei pressi dell’isola della Cona lo scorso autunno rimarrà il più vergognoso scempio ambientale degli ultimi tempi nella nostra terra.
A dirlo Stefano Andrea Ferfoglia dell’associazione Ambiente 2000, che già nel gennaio scorso aveva denunciato quanto accaduto in autunno.
“A renderci conto di quanto sia stato devastante questo intervento sono i filmati registrati e le fotografie scattate durante un volo in elicottero negli anni precedenti che documentano l’aspetto del bosco prima del suo abbattimento – spiega Ferfoglia -. Si può notare la grande quantità di alberi abbattuti, alcuni dei quali di notevoli dimensioni, rifugio per molte specie di volatili e altre animali. Fa tristezza e rabbia a vedere quelle fotografie e a pensare il patrimonio naturale boschivo andato perduto per fare posto alle banali colture di mais da parte di imprenditori senza scrupoli e senza la minima sensibilità ambientale. Ricordiamo inoltre che questo bosco si trovava dentro una riserva naturale e continuiamo a chiederci come sia possibile tutto questo”.
Ed è proprio questo il nodo centrale della vicenda, poiché privati hanno agito liberamente ma su un’area che è sottoposta a tutela.
“Alcune riserve naturali hanno rilanciato e valorizzato il loro patrimonio naturalistico rendendolo fruibile ad un turismo lento, ecosostenibile e rispettoso dell’ambiente. Perché la riserva della Cona non ha provveduto a fare lo stesso bloccando qualsiasi intervento ai danni del bosco – chiede Ambiente 2000 -? Un bel bosco con grandi alberi sarebbe stato sicuramente un bel “biglietto da visita” ai turisti che vogliono entrare nella riserva naturale, piuttosto dell’ennesimo impattante, banale campo di monocultura, monocultura che ormai ha conquistato gran parte della pianura friulana degradando sempre più una natura di una regione considerata ad alta biodiversità”.
“Cosa si deve fare per fermare queste continue devastazioni ambientali, quando di fronte alla distruzione di questo bosco tanti hanno taciuto – conclude Ferfoglia -? Questo dimostra quanto scarsa sia la sensibilità ambientale in Italia, a differenza di altri paesi europei dove la tutela dell’ambiente naturale è una priorità assoluta, anche in conseguenza degli ormai accertati cambiamenti climatici”.