L’Iva versata sulla Tia, la Tariffa di igiene ambientale, non solo non era dovuta ma deve anche essere rimborsata dalla società che l’ha incassata (e pure con gli interessi). E’ questo il succo della pronuncia del Garante del contribuente del Fvg, interpellato in merito da un cittadino sanvitese, Oddo Rosset, supportato dal consigliere comunale d’opposizione, Iacopo Chiaruttini. La questione già nel 2012 era stata sollevata, politicamente, dal capogruppo del Pdl, Valerio Delle Fratte, con un’interpellanza in Consiglio comunale, dato che il Comune è uno dei soci di Ambiente Servizi, l’azienda che si occupa dei rifiuti.
Botta e risposta
La vicenda ha origini lontane nel tempo, oltre un decennio fa, quando a San Vito è entrata in vigore la Tia, ovvero la tariffa sulla spazzatura, poi trasformatasi in Tarsu e, da inizio 2014, in Tari.
I cittadini sanvitesi dal 2003 al 2009 sull’imposta hanno pagato anche l’Iva, prima che diverse sentenze della Corte di Cassazione, stabilissero che non era dovuta in quanto la Tia ha natura tributaria e non deve pertanto esserne assoggettata. In virtù di tali pronunciamenti, Oddo Rosset il 19 settembre 2013 aveva presentato ad Ambiente Servizi la richiesta di rimborso per il periodo 2003-2009 per un totale di 204,29 euro.
La società, un anno dopo, il 24 settembre 2014, gli aveva risposto, precisando di restare in attesa di delucidazioni dallo Stato, che “le sentenze della Corte Costituzionale e di Cassazione citate sanciscono sì che l’Iva non deve essere applicata sulla Tariffa d’igiene ambientale per effetto della natura tributaria del prelievo, ma non stabiliscono in alcun modo che le somme versate in precedenza debbano essere restituite ai contribuenti”. Nello stesso documento l’azienda, che da inizio 2010 non ha più applicato l’Iva sulla Tia, confermava “di non poter accogliere favorevolmente la richiesta, avendo già versato allo Stato l’ammontare dell’Iva incassata a suo tempo, secondo le modalità di legge, e non disponendo pertanto, in alcun modo, dell’importo indicato”.
Restituzione con gli interessi
Ma Rosset non si è dato per vinto e, spalleggiato da Chiaruttini nella sua veste istituzionale, si è rivolto al Garante dei contribuenti regionale, Carlo Dapelo. Il quale, dopo una lunga disamina sui fatti e i pronunciamenti dei vari organi, riguardo all’istanza presentata dai due sanvitesi, nel verbale della riunione del 30 giugno cita l’articolo 2033 del Codice civile secondo cui “chi ha eseguito un pagamento non dovuto ha diritto di ripetere ciò che ha pagato. Ha, inoltre, diritto ai frutti e agli interessi dal giorno del pagamento se chi lo ha ricevuto era in mala fede, oppure, se era in buona fede dal giorno della domanda”. Il Garante, quindi, conclude: “Alla luce di quanto sopra esposto deve ritenersi che la richiesta di rimborso presentata dal sig. Oddo Rosset in data 19 settembre 2013 alla Ambiente Servizi Spa sia fondata”.
Battaglia vinta? Pare di sì. “Ora come in passato invitiamo i contribuenti a fare domanda di rimborso dell’Iva non dovuta, visto che si potrebbe trattare di cifre medie tra i 100 e i 200 euro a famiglia, di cui pare quindi spetti proprio ad Ambiente Servizi la restituzione”, dice Chiaruttini.
Non solo a San Vito
A questo punto l’azienda rischia di trovarsi sommersa da domande di cittadini, che rivogliono il valore dell’Iva non dovuta nel periodo 2003-2009, e di dover corrispondere le somme, salvo poi rivalersi sullo Stato per recuperare il denaro versato. Anche se un’imposizione può arrivare solo da un giudice. Ma la pronuncia del Garante in tal senso potrebbe rivelarsi determinate. Non solo per i cittadini di San Vito, ma per tutti quelli che sono incappati nella Tia in regione.