“La casa è un diritto – afferma il presidente della Provincia di Udine, Pietro Fontanini -. Ma non può trasformarsi in un diritto per qualcuno e in un’aspirazione per altri. Troppo spesso si conferma un diritto per le persone non comunitarie che, per qualche intervento più o meno calcolato o qualche congiuntura fortunata, si trovano a vivere in Friuli da poco tempo, e tristemente diventa l’attesa del rispetto di un diritto per molti friulani.
“In questa fase di profonda crisi economica e di un bisogno impellente di un tetto, è necessario non penalizzare i cittadini italiani nell’assegnazione degli alloggi di edilizia convenzionata. Per questo è urgente una verifica puntuale su tutti i casi dubbi e soprattutto su quelle segnalazioni, che giungono numerose anche sul mio tavolo, di friulani che, dopo aver perso tutto (lavoro, famiglia, spesso anche la salute), non riescono neppure a vedersi assegnare l’alloggio popolare, nonostante abbiano i requisiti. Pochi giorni fa mi ha scritto un cittadino, disperato, che da tempo attende una casa Ater e puntualmente si vede superato da extracomunitari: questo friulano, oltre ad aver tentato di vendere un rene, nella lettera minaccia anche di ammazzarsi, sia per la casa che non arriva sia per una cartella esattoriale di Equitalia.
Purtroppo mi indirizzano sempre più spesso messaggi intrisi di dramma e desolazione. Personalmente cerco, dove posso, di suggerire borse-lavoro, di orientare ai nostri Centri per l’impiego, di segnalare bandi della Provincia per disoccupati, ma sulla questione, fondamentale, della casa, non posso che rivolgere un accorato appello ai vertici dell’Ater, affinché non penalizzino i cittadini italiani a vantaggio di altre etnie e rivendico, a nome di questo popolo di invisibili che aspettano l’alloggio, un equilibrio delle regole per l’accesso alle case popolari. Troppe le disuguaglianze segnalate dai cittadini italiani nel trattamento loro riservato rispetto a quello rivolto a chi proviene da altri paesi”.
“E’ sacrosanto – continua Fontanini – prevedere un tempo di attesa per gli stranieri, ma questo va ponderato meglio. Non esiste in nessuna parte del mondo che appena arrivi nel nuovo paese ti danno la casa. Non è accettabile che da noi si dia priorità a chi è arrivato da poco rispetto a chi ha contribuito alla crescita della nostra società per anni. Insomma, dobbiamo essere realisti e anche leali: i nostri cittadini, pagando le tasse e versando i contributi, hanno attivamente preso parte alla tenuta del sistema, e adesso, come se nulla fosse, si pensa di ignorare questi sacrifici per assegnare alloggi popolari a chi non presenta questo requisito? Bisogna privilegiare i residenti, i friulani, non certo per egoismo, ma per la necessità di ridurre al minimo un dramma, quello della perdita dell’abitazione, che chi ha contribuito a costruire il benessere del Friuli non può affrontare da solo, come se non fosse parte di una comunità. E’ necessario rafforzare il coefficiente basato sulla residenza che permetta agli autoctoni di scalare le graduatorie e non finire sempre nelle ultime posizioni, scavalcato da famiglie residenti da meno anni ma con più figli”.
“Il diritto alla casa è conseguenza di risorse versate a favore degli ATER dai cittadini residenti nella nostra Regione – conclude il presidente -. Se non riconosciamo questo diritto procrastinandolo a continue emergenze che arrivano da paesi extracomunitari, rischiamo di rompere un rapporto fiduciario con i nostri cittadini”.
29 maggio 2013