Quello che salta agli occhi, in materia di liti tra vicini di casa, è che la metà della cause che arrivano davanti al Giudice di pace si risolvono con una conciliazione.
“Spesso i ‘contendenti’ partono prevenuti – spiega il magistrato -. Invece, il primo consiglio che do è sempre quello di provare a comunicare con il vicino con cui si ha una questione aperta. Se a voce non è possibile, perché i toni si accendono, allora va bene anche una lettera. È sorprendente scoprire che quasi nessuno ha provato ad affrontare la questione di persona. Ecco perché poi, intorno a un tavolo, quando ognuno può spiegare le proprie ragioni e ascoltare quelle della controparte, spesso si arriva a una conciliazione”.
Le altre cause, invece, quelle che non si risolvono pacificamente, necessitano di un iter più lungo. “Molte persone arrivano nel mio ufficio accompagnate da un avvocato – prosegue garofalo -. È una tutela, certo, ma corrisponde a un costo. La questione si complica, poi, per le diatribe che richiedono un giudizio penale. È facile esagerare con i toni, quando si discute, ma se si ingiuria o offende il vicino, si commette un reato e spesso parte una querela”.