In Friuli Venezia Giulia, mediamente, 100 donne mettono al mondo nel corso della loro vita 135 figli, ben al di sotto, quindi, degli oltre 200 necessari a garantire la cosiddetta ‘quota di rimpiazzo’ delle generazioni. Nelle scorse settimane abbiamo chiesto proprio a esponenti del mondo politico ed economico di spiegare i motivi della denatalità. Tutti sono stati concordi nell’affermare che gli elementi di carattere economico non sono gli unici a condizionare la scelta di non fare figli. E’ dello stesso avviso Chiara Mio, presidente di FriulAdria Crédit Agricole e professore ordinario di Management all’Università Ca’ Foscari di Venezia.
Perché i friulani non fanno più figli?
“Le cause della denatalità hanno soprattutto matrice sociologica. Il Friuli Venezia Giulia, come il Nordest, ha conquistato il benessere grazie a un’evoluzione che ha visto il passaggio dalla civiltà contadina a quella industriale. La conquista del benessere è stata interpretata principalmente come un’accumulazione di beni: la prima casa, innanzitutto, e poi quelle al mare e in montagna. Il tema famiglia è passato in secondo piano. Siamo diventati miopi riguardo al futuro. Si è persa di vista la prospettiva a lungo termine. E le case ricche e confortevoli rischiano di restare vuote”.
D’altra parte, si dice che quella dei giovani di oggi sia la prima generazione a star peggio dei propri padri. E’ davvero così?
“No, non è vero. Non sono così pessimista. Bisogna restituire la fiducia basandosi su evidenze e fatti. I bambini di oggi vivono in un’Europa che conosce la pace da 70 anni, vivono in un’Italia ai vertici mondiali per livelli di benessere, e dispongono di tecnologia che permette di rendere accessibili scoperte incredibili con vantaggi per tutti. Avranno, anzi hanno il mondo in mano, ma ognuno di noi ha il dovere di trasmettere fiducia e di rendere viva questa consapevolezza. E’ questo l’impegno che ci dobbiamo assumere”.
Il bambino di oggi avrà il futuro in mano, ma i ventenni sono allo sbando…
“E’ vero che i 20enni vivono in una situazione fluida e variegata. Se è vero che è difficile trovare collocazione per tutti, è altrettanto vero che a tutti sono comunque garantiti servizi sociali e condizioni di vita buone. Sostenere che stiano peggio soltanto considerando il punto di vista dell’indisponibilità di un posto fisso vicino per tutti, è sbagliato e ingiusto soprattutto per i ragazzi, perché priva i figli di una visione completa della propria persona. I giovani di oggi dovrebbero essere consapevoli delle enormi potenzialità che hanno e che possono mettere in gioco: quella dei miei studenti attuali è la generazione Erasmus. Sono le risorse migliori, si mettono in gioco, vanno a costruirsi un futuro, anche in Australia se ritengono che lì ci sia un’opportunità per loro, non si rassegnano”.
Allora, manca soltanto l’incoraggiamento dei genitori?
“I genitori sono sfiduciati, ma finché tengono attaccati i figli alla sottana e li proteggono tenendoli alla catena (cioè mantenendoli dipendenti economicamente e psicologicamente), invece di farli andare a fare esperienze, anche a lavorare, non fanno il loro bene, protraggono l’adolescenza fino alle soglie dei 40 anni. Bisogna avere maggior fiducia in questa generazione. Anche l’uscita dei figli da casa è vissuta dai genitori come una sconfitta”.
Per una donna è ancora difficile fare carriera e conciliare tempo del lavoro e della famiglia? Lei come ci riesce?
“E’ indubbio che ci sia una fatica quotidiana personale e collettiva delle donne. Ma non credo che 50 anni fa le donne facessero meno fatica. Sicuramente oggi ci siamo affrancate almeno dalla fatica fisica. Poi invito ad avere una prospettiva decennale, perchè è innegabile che le posizioni più alte siano oggi occupate prevalentemente da uomini maturi: ma stiamo immettendo nel mondo del lavoro brillanti ragazze che nel giro di dieci anni scaleranno velocemente le aziende. Per me, è stato fondamentale metterci tanto impegno, ma non ho fatto rinunce (le rinunce lasciano dietro di sé i rimpianti) e quando è stato il momento di scegliere, le priorità sono stati i figli. Ovviamente, i figli non hanno solo una madre, il nostro è un progetto di famiglia e mio marito e i miei ragazzi mi sostengono. Non si può rinunciare a lavorare, il lavoro è una parte irrinunciabile di me, ma nemmeno alla vita privata. Di certo, il sistema Paese non agevola, ma la risposta alla difficoltà e all’assenza di una politica familiare non è la negazione di una famiglia con figli”.
Lei ha due figli pre-adolescenti. Cosa augura loro?“
“Il mio auspicio è che a 35 anni si sentano giovani adulti e non adolescenti tardivi, che abbiano già bambini, una stabilità di coppia e tanti sogni e progetti”.