Del milione e oltre di tonnellate di soia prodotte in Italia 256mila provengono dal Friuli Venezia Giulia che garantisce al Paese poco meno del 25% della produzione nazionale. Sono ormai anni che la soia, in Italia, e in particolare in Friuli Venezia Giulia prende piede. A discapito del mais, coltivazione principe anche in regione che quest’anno, per la prima volta, potrebbe venire superata in termini di ettari coltivati.
Dall’osservatorio del Consorzio agrario del Friuli Venezia Giulia, in base alle intenzioni di semina, la soia nel 2017 dovrebbe attestarsi a quota 51 mila ettari coltivati, mentre il mais scendere sotto quota 50 mila.
“Complice la politica agricola comunitaria che impone la rotazione delle colture e le minori necessità d’interventi fitosanitari della soia rispetto al mais. Fatto il delta tra costi e ricavi la soia ha ripreso piede” commenta la direttrice del consorzio Elsa Bigai.
In cerca di alternative
Tornando ai numeri, pur prospettandosi quest’anno il sorpasso delle superfici coltivate a soia su quelle a mais, sia la prima che il secondo sono calati nel 2016 rispetto all’anno precedente. Nel 2015 infatti la produzione di soia era stata di 291mila tonnellate (contro le 255mila dell’anno scorso, quella di mais di 651mila tonnellate contro le 600mila dell’anno scorso, quando al Friuli Venezia Giulia è andata una quota della produzione nazionale pari al 9 percento. È cresciuto invece il grano tenero: dei 3 milioni di quintali prodotti in Italia il 2%, pari a 59mila tonnellate mentre erano 53mila nel 2015, è coltivato nella nostra regione. Sommate le tre coltivazioni principali – soia, mais e grano tenero – sui 10,6 milioni di tonnellate prodotte in Italia nel 2016 poco meno che un milione, ovvero l’8,6%, è la quota regionale.
Scenario globale
Una fetta significativa, ma un’inezia a livello internazionale, nel mercato globale che vede i prezzi decisi ben lontano da qua, tra la Borsa di Chicago e il Dipartimento americano per l’agricoltura.
La realtà friulana può gestire questo scenario globale, secondo i vertici del Consorzio, che attualmente conta con 2.507 soci e 231 dipendenti, lavorando sui gap determinati dalla piccola dimensione delle imprese, chiamate a concorrere con colossi, e dalla scarsa competitività determinata dal sistema Paese.
“Consapevoli di questi limiti ce la dobbiamo e possiamo giocare – conclude Bigai -. Possiamo finalizzare il prodotto alle filiere e a certi segmenti di mercato. Creare una rete più efficiente tra cooperative, coinvolgendo anche i contoterzisti. Cerchiamo di darci una mano, di fare sistema: è l’unica strada efficace per stare su questo mercato sempre più globale”.