E’ possibile ragionare di autonomia e specialità in termini nuovi, slegati dal passato e volti a costruire un avvenire dove la comunità friulana torni protagonista? “L’ultimo vero scossone alla coscienza identitaria del nostro popolo lo ha dato il terremoto. E non è escluso che il centralismo di Renzi possa avere sullo spirito dei friulani lo stesso effetto del sisma del ‘76”: la battuta è di Sergio Cecotti, già presidente della Regione e sindaco di quella Udine che con lui visse l’ultima avventura autonomista.
Fiume carsico
Ma chi conosce il fisico prestato alla politica sa che il suo vetriolo nasconde sempre auspici o paure, entrambi palesati nel confronto su ‘Nuovo autonomismo vs. Neo-autonomismo’, che ha richiamato a Codroipo anche Duilio Corgnali, parroco di Tarcento, e il sindaco di Valvasone-Arzene Markus Maurmair, esempio della nuova covata di sindaci del Patto per l’Autonomia che ragionano in termini propositivi su questi temi. A fare gli onori di casa per il circolo Paesi l’onorevole Pd Gianna Malisani, che ha dato il ‘la’ a un dibattito ricco di riflessioni. L’autonomismo è un fiume carsico, che si risveglia solo in particolari fasi della storia del popolo friulano e generalmente in reazione a situazioni limite. Le tendopoli dopo il 6 maggio sono il caso di scuola per Corgnali, che ne fu il referente, trovandosi a che fare con un disastro immane che aveva però generato la condivisione di un obiettivo comune per tutti: rialzarsi in piedi. Come il 9 settembre del 1943, quando Pier Paolo Pasolini fece appello al Friuli all’indomani del’armistizio. E Cecotti ha riesumato quel capitolo per rivolgersi a sua volta, più di 70 anni dopo, agli stessi destintari: “i sindaci e i parroci, che come allora mantennero la coesione sociale a fronte di uno Stato in disfacimento, oggi – ha ricordato Cecotti – possono essere l’unico baluardo in un momento storico dove un nuovo disegno accentratore ha come obiettivo lo svuotamento delle Regioni delle loro competenze”.
“I sindaci – ha sostenuto Cecotti – perché sono coloro che conoscono meglio il territorio, le necessità della gente di cui sono i primi interlocutori dei cittadini”, mentre i preti in Friuli hanno ancora la statura morale per essere un riferimento “nel far crescere le coscienze, svegliarle, renderle vigili”.
Sveglia!
Don Corgnali ha raccolto l’appello parlando dell’urgenza di un risveglio. “Siamo tutti addormentati – ha affermato – di fronte alla disarticolazione del territorio provocata dalle Uti o al mancato adempimento del mandato che e 125mila firme istitutive didero all’Università del Friuli”. Sfida raccolta anche da parte di Maurmair che ha raccontato delle difficoltà dei primi cittadini “stretti tra le complessità burocratiche e i servizi che si spostano, soprattutto dal punto di vista organizzativo, sempre più lontano dai cittadini”. Proprio per questo, parlare di autonomia diventa sempre più difficile, ma sempre più necessario. E proprio dai municipi sta partendo il nuovo embrione della futura specialità.