Aveva maltrattato e ucciso degli uccelli, lasciandoli morire di freddo e di stenti, impigliati nelle reti per l’uccellagione da lui installate in piena violazione delle norme nazionali ed europee. Per questi motivi, oltre che per essere stato trovato in possesso di cartucce non denunciate e di fauna protetta, un cacciatore friulano è stato condannato a otto mesi di reclusione, al risarcimento del danno patito dalla parte civile e delle spese legali, grazie all’intervento della Lav, con l’assistenza dell’avvocato Maddalena Bosio del foro di Udine.
“La cattura degli uccelli con le reti, comunemente definita uccellagione, è una pratica crudelissima, vietata fin dal 1977 in tutta l’Unione Europea dalla Direttiva Uccelli, che comporta la cattura di piccoli uccelli mediante reti praticamente invisibili”, ricordano dalla Lega Anti Vivisezione. “Gli uccelli restano impigliati per ore e giorni, fino a morire di freddo e stenti come nel caso del cacciatore di Lestizza”.
“Ancora una volta il condannato nel caso di bracconaggio è un cacciatore – commenta Massimo Vitturi, responsabile Lav Animali Selvatici – a dimostrazione della continuità che troppo spesso si riscontra fra il mondo della caccia e quello del bracconaggio”.