La bella notizia è che, sul numero complessivo degli occupati, la quota di lavoro ‘rosa’ è sempre più grande. La brutta è che le donne del Fvg quadagnano meno dei maschi. Insieme questi dati danno l’impressione che le friulane siano portate a lavorare più di un tempo (magari per ‘coprire’ il licenziamento o il fallimento del compagno) e con una retribuzione più bassa a parità di competenze.
Meno soldi
Stando ai dati elaborati dalla Banca d’Italia sulle rilevazioni Istat, tra il 2009 e il 2010, nella nostra regione i lavoratori percepivano mediamente 9,9 euro all’ora netti. Le lavoratrici, invece, si dovevano accontentare di 9,6 euro netti. Una differenza, 30 centesimi, che può apparire minima. Tuttavia, se si raffrontano le retribuzioni tenendo conto di caratteristiche personali e condizioni socio-economiche, il divario raggiungeva il 10,2 per cento. A parità di età, titolo di studio, tipo di contratto e posizione professionale (solo per citare alcuni parametri), quindi, le donne prendevano meno del 90 per cento rispetto agli uomini. Una differenza salariale di non poco conto, se si pensa che il divario, a livello nazionale, era del 9,2 per cento.
Stare a casa diventa un lusso
Nell’ultimo decennio, la percentuale di donne, rispetto a tutti gli occupati, è cresciuta di oltre 6 punti. Nel 2000, infatti, il ‘lavoro rosa’ raggiungeva da noi il 38,1 per cento, cifra che è salita al 43,5 per cento lo scorso anno e al 44,21 nel primo trimestre del 2013. Rispetto al 2008, primo anno della crisi, il numero delle lavoratrici è cresciuto da 218mila a 220mila (nel 2012). Al contrario, i lavoratori sono diminuiti di 16 mila unità. Va ricordato che gran parte delle assunzioni sono a tempo determinato, precarie.
Nonostante ciò, in termini assoluti, la disoccupazione femminile resta più alta di quella maschile. Alla fine del 2012, le donne in cerca di occupazione erano 22mila contro i 20mila uomini, un ‘distacco’ di 2mila unità che si è tenuto costante per tutto il 2012. E’ marcata anche la differenza tra i tassi di disoccupazione maschile e femminile nello stesso periodo: 7,83 contro 9,53 per cento (nel 2008 le percentuali erano del 2,68 e del 6,41). Ma come fanno a crescere sia l’occupazione, sia la disoccupazione femminile? E’ presto detto: da una parte, è salito il numero delle donne in età da lavoro (più 4.500 persone). Dall’altra, sono sempre meno quelle che possono permettersi di stare a casa, magari per badare ai figli. Infatti, il numero delle friulane inattive è diminuito, in 5 anni, di 7mila unità (318mila nel 2008, 311mila agli inizi del 2013).
Titolo di studio
In generale, le lavoratricihanno un’istruzione più elevata rispetto agli uomini. Nel 2012, dice l’Istat, il 73,7 per cento era laureato o diplomato, contro il 66,7 dei colleghi. Se si guarda solo alla laurea e i termini assoluti, le donne erano 49.150, i maschi 45.910. E pensare che, nel 2004, il rapporto era invertito: 31.780 laureate e 36.840 laureati.
Hubert Londero
Lavoro in rosa: busta paga più leggera del 10 per cento
Nell’ultimo decennio, la percentuale di donne, rispetto a tutti gli occupati, è cresciuta di oltre 6 punti
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